«Devono pagare tutti compresi i residenti»

Marco Guidi

«Qual è la posizione del Giornale sul ticket d’ingresso della Moratti?». La prima domanda, a bruciapelo, è l’intervistato a porla al suo interlocutore. Salvo poi non attendere nemmeno la risposta e partire a spron battuto con una serie di proposte e valutazioni. Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, «l’unica rappresentante della borghesia storica milanese», snocciola dati e cita altre realtà europee. Tutto per dare forza all’idea dell’associazione, «in grado di risolvere il problema della viabilità milanese». Un progetto che si riassume in uno slogan: «No alla discriminazione dei pendolari. Pagare tutti, per sborsare un po’ meno».

Cosa significa in concreto?

«È molto semplice. Al posto di introdurre dazi e dogane per chi entra in città, sarebbe meglio far pagare a chiunque usa l’automobile per le vie di Milano, e quindi anche ai residenti, una tariffa a seconda del periodo di utilizzo».

Che genere di tariffa?

«Una sorta di “gratta e circola”. Che può essere valido per un giorno, una settimana, un mese. Dipende dalle necessità e dalla cifra pagata, che comunque deve essere fortemente contenuta».

Perché il ticket d’ingresso, invece, non la convince del tutto?

«Perché grava solo sulle tasche dei pendolari e viola il diritto alla libera circolazione, che deve essere uguale per i residenti e non. E perché, nonostante abbia il merito di spostare un grosso gettito di denaro nelle casse comunali, non attua una politica efficace di dissuasione dall’uso delle automobili. Che vuol dire che c’è chi può e chi non può? Nei fatti, poi, avrebbe dei costi troppo alti».

In cosa consisterebbero questi costi?

«Nel controllo, peraltro difficile, degli ingressi in città. Ha idea di quanto si spenderebbe per le barriere elettroniche e per il loro monitoraggio? Sicuramente più che per i vecchi “picchetti” dei vigili urbani, che servivano per individuare chi girava senza pass. E che potrebbero essere reintrodotti per multare chi usa l’automobile senza aver pagato la tariffa cui accennavo prima».

Allude a chi, insomma, fosse scoperto sprovvisto del “gratta e circola”...
«Proprio così. È l’unico modo per educare anche i milanesi a un uso meno smodato dell’autovettura. E in più si troverebbero risorse finanziarie da destinare a progetti fondamentali per Milano».

Quali, per esempio?

«Migliorare e incrementare i mezzi pubblici, innanzitutto. Oppure far pagare meno i parcheggi nelle zone periferiche della città, o anche il biglietto della metropolitana. Invogliando così i pendolari a lasciare le proprie vetture fuori città, senza però costringerli a spese troppo alte. D’altronde vengono a Milano per lavorare. Il fine deve essere recuperare fondi per il comune e diminuire l’impatto ambientale».

Limitare l’utilizzo delle automobili per salvare l’ambiente. C’è chi cita Londra come esempio di fallimento di questa politica...



«A quanto mi risulta l’inquinamento londinese è in calo progressivo da diversi anni. Non dico che si possano fare miracoli, ma ricordiamoci che Londra era la città più inquinata del mondo prima ancora che si inventasse l’automobile».

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