«Il paese è allo sfascio», dice Pier Ferdinando Casini. Ergo, urgono «decisioni rapide», «dialogo serio» e ovviamente senso di «responsabilità».
Così ieri il leader dellUdc ha pranzato con Walter Veltroni, e discusso con lui di legge elettorale, dopo aver annunciato (via intervista alla Stampa) di voler lanciare «un salvagente» al leader del Pd «nei guai». Comunque la voglia mettere Casini, nel loft veltroniano lapertura centrista alla trattativa sulla bozza Bianco viene celebrata come un successo: è il segnale, si spiega, che lUdc ha capito che sul sistema tedesco puro «non cè trippa per gatti», nonostante le assicurazioni in questo senso ricevute da DAlema, e dunque cerca di rientrare nel gioco. Riconoscendo come interlocutori principali Veltroni e Berlusconi (che Casini omaggia riconoscendogli di essersi «ritagliato un posto di primo piano nella prossima fase politica»).
Vero è però che Casini ha posto le sue condizioni: del voto unico su proporzionale e uninominale (che, con il «premietto» al primo partito, sono le due sole condizioni che differenziano il modello Bianco da quello tedesco) si può anche discutere, ma lUdc vuole una ripartizione ultraproporzionale dei seggi. Qualche ulteriore concessione quindi andrà fatta.
Ma intanto i veltroniani esultano: una volta acquisita la disponibilità di Udc e Prc (rassicurato dallarrivo di un quarto commensale) il traguardo «è a un passo». I piccoli partiti strepitano e minacciano ostruzionismi, ma Prodi (occupato a smaltire rifiuti) per ora non se ne cura. E dice a Bossi che il risultato del referendum sarebbe «peggio» della legge attuale.
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