"Diamo forza a una classe dirigente nuova"

L'ex ministro La Russa e le mosse del presidente della Provincia: "La sua scelta non adeguata alle nostre necessità"

Onorevole Ignazio La Russa, pochi giorni al congresso milanese del Pdl.
«E cosa vuole sapere?».
Il sogno di una lista unica e del candidato condiviso è diventato un miraggio.
«Io ho lavorato molto per mettere insieme le varie anime. Di Fi più che di An».
Non è finita bene.
«Alla fine avevamo raggiunto una totale condivisione sul nome di Sandro Sisler».
Poi sono spuntate altre tre liste.
«Sono spuntate».
Tra cui un pezzo da novanta come Guido Podestà. Cos’è successo?
«Un problema di equilibri. La difficoltà a trovare un accordo sul vice coordinatore».
Il vecchio manuale Cencelli.
«Mi è sembrato incredibile, ma in politica non bisogna mai meravigliarsi».
Podestà vi ha spiazzato.
«Quella del presidente della Provincia è una candidatura importante. Ma...».
Risulta che non vi abbia fatto piacere.
«Vuole supplire, con la sua autorevolezza che gli riconosco, al problema di chi tra i suoi amici non si sarebbe riconosciuto in nessun altro candidato della sua area».
Non l’avete presa bene.
«Riconosco che si tratta di una candidatura importante, ma non è adeguata alle nostre necessità attuali».
Che sono?
«Dare forza e voce a una classe dirigente nuova che si aggiunga a quella che già c’è».
Largo ai giovani? Vuol rottamare
«Ho detto aggiungersi, non sostituire».
Le poltrone sono salve.
«È un mio modo di vederla. In An a fianco dei Mantica, dei La Russa, dei De Corato e addirittura del decano Servello ho sempre favorito l’inserimento di nuove leve in Lombardia».
Per esempio?
«Massimo Corsaro, Viviana Beccalossi, Alessio Butti, Marco Osnato e Carlo Fidanza. Tutta gente che oggi occupa posti di responsabilità. Poi Nola a Pavia, Maccari a Mantova, Saglia a Brescia, Nava a Lecco».
Non molti conoscono Sandro Sisler.
«Abbiamo scelto un giovane, ma con grande esperienza amministrativa: già assessore a Carate Brianza, consigliere a Cinisello, ha guidato il Pdl delle provincia di Milano come commissario nella campagna elettorale».
Dica la verità, non è poi così noto.
«Non lo era nessuno di noi all’inizio. Ma è un nome che ha incontrato l’approvazione di provenienze diverse, da Roberto Formigoni a Mario Mantovani, Alessandro Colucci e Domenico Zambetti».
Forse il fatto che provenisse da An.
«È importante dire che in questo momento nel Pdl è proprio An a recitare un ruolo di collante. Il presidente dell Provincia di Lecco, Daniele Nava ha proposto due nomi di giovani, tutti e due di Fi. E lo stesso ha fatto Maccari a Mantova».
Ma così il congresso sarà un confronto o uno scontro?
«Nei congressi io non ho mai avuto paura del confronto. Da un confronto esce sempre il bene. Se c’è buona fede».
Si dice ci siano in giro tessere false.
«Il nostro sarà un congresso assolutamente trasparente».
Come fa a essere sicuro?
«Abbiamo un regolamento a prova di scorrettezza. Solo chi si presenti personalmente con tessera e regolare carta d’identità può votare».
Niente deleghe?
«Niente deleghe e niente voto ponderato. Ora il voto di un semplice militante vale come quello di un parlamentare».


Una testa un voto?
«Il massimo della democrazia. E di questo non ringrazierò mai abbastanza il segretario Angelino Alfano. E il mio amico Podestà che per la verità ha anche detto che nessuno dovrebbe poter mettere le terga in più sedie».

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