«Diamo voti bassi ai primini soltanto per valutarli meglio»

«Diamo voti bassi ai primini soltanto per valutarli meglio»

In riferimento all'articolo riguardante la valutazione delle classi prime, è necessario fare alcune precisazioni rispetto alle informazioni inesatte in esso riportate. A ciò vorrei aggiungere il rammarico per la modalità di trattazione di argomenti di tale portata che, tralasciando la consultazione di tutte le parti interessate, evidenzia solo alcuni giudizi, che rischiano di inficiare, se non offendere, il lavoro e l'immagine di una scuola e del suo corpo docente, attribuendo loro intendimenti non corretti.
Nessuna «crociata anti-Gelmini», nessuna «protesta» o «rivolta contro la riforma», nessuna volontà di «penalizzare i bimbi delle prime» nella scelta collegiale effettuata dai docenti della Scuola Barrili di piazza Palermo facente capo alla Direzione Didattica S. Martino d'Albaro, bensì una decisione ponderata, fondata su principi pedagogici e didattici correlati alla normativa vigente e assunta successivamente ad uno studio approfondito, svolto dagli organi collegiali, sul valore fondante della valutazione intesa come momento di crescita, che presta attenzione soprattutto al percorso educativo-formativo del singolo alunno il quale interagisce globalmente in un ambiente di apprendimento finalizzato non solo ad obiettivi disciplinari specifici, ma che fornisce anche risposte trasversali di crescita da condividere con l'intero gruppo classe. La valutazione deve infatti riservare spazi di riflessione per tutte quelle competenze trasversali, formative ed educative che non rientrano in nessun ambito disciplinare in modo specifico, ma riguardano il singolo bambino in modo diffuso. La valutazione, come ribadiscono anche le Indicazioni Nazionali per il Curricolo, cui la normativa vigente fa riferimento, deve essere formativa, educativa, finalizzata alla rimozione degli ostacoli, allo sviluppo e alla promozione della personalità del bambino; essa precede, accompagna e segue i percorsi curricolari. Da qui si evince la complessità e la serietà di questo momento: «… valutare non è misurare e una buona valutazione non dipende solo dal mezzo utilizzato (sistema numerico in decimi o analitico), quanto piuttosto dai significati reali che sottendono un voto o un giudizio, dalla loro condivisione nel Collegio dei Docenti e dalla chiarezza con cui tali significati vengono trasmessi-comunicati agli alunni e alle famiglie…» (Documento sulla valutazione del Collegio docenti di S. Martino d'Albaro). Questo è stato esplicitamente spiegato ai genitori riuniti in assemblee delle varie classi prima della consegna delle pagelle, ed in particolare a quelli delle classi prime, i quali riceveranno insieme alle stesse una lettera di accompagnamento nella quale viene loro chiarito il significato di tale scelta, che non ha niente a che vedere con la politica, giacché la scuola non è un luogo dove far politica, ma un ambiente in cui aiutare i bambini a crescere serenamente e portarli per mano sulla strada della vita. A nient'altro se non a questo sono chiamati i docenti. Non si tratta di stabilire se un bambino è un genio o un incapace: neppure questo è il compito della scuola, tantomeno in una classe prima nel primo quadrimestre nei confronti di bambini appena usciti dal caldo abbraccio della scuola dell'Infanzia, se non addirittura da quello materno. Si tratta invece di preparare per loro un percorso attento a non disciplinarizzare con troppo anticipo, volto quindi ad una progressiva formazione che passa anche attraverso una maturazione affettiva, che crea motivazione allo studio e all'apprendimento e che perciò questo valuta. Timbrare dei geni o degli incapaci solo dopo quattro mesi di una nuova esperienza significherebbe creare prematuramente delle aspettative o delle frustrazioni contrarie al diritto di ciascun bambino di ottenere il massimo possibile nello sviluppo della persona e nella crescita della loro capacità critica, oltre a venir meno ai principi generali della valutazione sopraesposti, nonché al dovere degli insegnanti di accompagnare in modo equilibrato il loro passaggio ad un nuovo ordine di scuola.
Non temano dunque i genitori che hanno espresso dissenso. Ai loro figli verrà riconosciuto il giusto merito nel momento in cui questo sarà rilevabile in virtù di una conoscenza, da parte dei loro insegnanti, che realmente consenta il soddisfacimento anche del diritto al meritato premio.

Non scolari di serie A o di serie B, ma bimbi che cresceranno nella consapevolezza che lo studio è una cosa seria e che si preparano a percorrere una strada, qualche volta un po' faticosa, alla fine della quale troveranno la giusta collocazione ed il meritato risultato.
* dirigente scolastica

di S. Martino d'Albaro

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