Non propriamente délite e nemmeno di popolo. Nellimmaginario «patriottico» il corpo dei bersaglieri meriterebbe una memoria più sentita. Provate però a leggere le vicende di Rossetti Giovanni, classe 1837, nato a Vercelli da padre falegname: vi racconterà di come fecero lItalia e il Risorgimento. Soldato senza galloni, ha lasciato nelle sue memorie (La guerra di Giovanni. Figure ed episodi del Risorgimento italiano, pagg. 206, euro 15), oggi riscoperte da Lampi di Stampa, uno dei più efficaci resoconti sulle guerre che portarono allUnità. Perché Giovanni iniziò con la Seconda guerra dindipendenza e finì con la Terza, 7 anni dopo. Nel mezzo le campagne del 1859, gli assedi di Ancona, Gaeta e Messina (1860 e 1861), la lotta al brigantaggio e, per finire, la disfatta di Custoza del 1866. Come spiega Paolo Cirri nellintroduzione: «Dal suo stile di scrittura si comprende il carattere, quello di un vero bersagliere... fiero, dotato di alto senso del dovere...». Con in sovrappiù la semplicità e la furbizia di chi alla vita domanda solo senso pratico e avventura. Trasferiti nella pagina senza orpelli. Tantè che in alcuni passaggi sembra quasi di scorgere il Lussu di Un anno sullaltipiano. Non cè scontro, anche il più cruento, che non si concluda con la ricerca del cibo, ossessione di una guerra in cui la sopravvivenza si conquistava prima contro il nemico e poi riempiendosi la pancia.
Scritte con qualche ingenua vanteria ma anche con acuta capacità di giudizio (si vedano i commenti relativi a Custoza), sono memorie di un eroe qualunque che la guerra lha fatta scarpinando. Imprecando prima contro i «tedeschi» poi contro i «mangia maccheroni». Talvolta anche con i superiori. Ma sempre in equilibrio tra senso dellonore e tirare a campare.
Abile nellusare il sarcasmo, dimostra uninsospettata capacità narrativa.
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