Sapeva di giocare, ormai, un giuoco di vita o di morte. Nell'ambiente di Palazzo Chigi, Ciano aveva qualche amico filotedesco con cui scherzava sull'argomento. «Impiccheremo prima te!». «No! Stai attento che prima i tedeschi impiccheranno te!». Queste battute abbastanza macabre erano molto frequenti. Ciano sapeva che l'opinione pubblica volgeva sempre più verso una esplicita opposizione. Gli amici glielo riferivano regolarmente. Le donne egli le frequentava molto lo tenevano al corrente dell'atteggiamento del cosiddetto «gran mondo». Gli era notissimo il frondismo degli intellettuali e molte volte intervenne in aiuto di qualcuno di essi che era stato arrestato, ottenendo che le condanne fossero mitigate e che gli anni di detenzione fossero trasformati in anni di confino.
Qual era l'opinione della reggia? Ciano sapeva che la posizione del re era molto difficile. In caso di sconfitta, o anche di trattative per una pace di compromesso, era fatale, o almeno sembrava così, che il re giungesse all'abdicazione. La sconfitta doveva essere evitata, magari con un rovesciamento del fronte, a qualunque costo. A questo, libero Mussolini, non si poteva giungere.
Mussolini doveva essere allontanato. Come? Era ben difficile dirlo, nell'inverno '41-42! Ma la storia non poteva essere fermata. L'allontanamento del duce voleva dire anche l'abdicazione del sovrano a scadenza più o meno lunga.
Si poteva pensare a una successione del Principe Umberto? A Palazzo Chigi, fin dalla primavera del 1942, si sapeva che in «altra sede» si preparava la successione a Vittorio Emanuele, all'insaputa probabilmente dello stesso sovrano.
Se qualche anno prima al tempo della crisi etiopica si era parlato di una defenestrazione di Mussolini e di un governo Badoglio Federzoni, prima che Badoglio fosse compromesso con la nomina a comandante delle truppe in Africa, adesso si parlava di contatti fra membri della casa reale e personalità dell'opposizione per studiare la soluzione attraverso la creazione
di una reggenza. Si diceva che a questo proposito la principessa di Piemonte si fosse incontrata con Bonomi e che essa fosse al corrente del pensiero di Croce, favorevole, si diceva, a una soluzione attraverso la saggezza.
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