Lesioni gravi, fratture di arti, ematomi, contusioni, traumi cranici, ferite: è lungo l’elenco delle lesioni riportate dai manifestanti 'pestati' dalla polizia all’interno della scuola Diaz durante il G8 e ricordate, nell’aula bunker dal pm Francesco Cardona Albini . "Fu un pestaggio - ha sottolineato il magistrato - e non venne mai fornita alcuna prova che vi fosse una giustificazione al comportamento degli uomini che entrarono alla Diaz. Non fu posta alcuna resistenza da parte dei manifestanti, non ci fu ancun lancio di oggetti e non c’è alcuna prova sul luogo specifico del ritrovamento di armi all’interno della scuola. Anzi - ha sottolineato il pm - abbiamo provato la provenienza esterna delle due molotov".
Nel corso della giornata viene esaminata l’attività di "messa in sicurezza e bonifica dei luoghi alla quale possono essere ricondotte le percosse e le violenze nei confronti dei manifestanti - ha proseguito il magistrato - incompatibili con qualsiasi possibile resistenza, come provato dai referti medici. L’ipotesi poi delle ferite pregresse - ha spiegato Cardona Albini - contrasta palesemente con le migliaia di immagini e con la documentazione medica prodotta dalle parti offese. Le testimonianze raccolte hanno inoltre provato che non c’erano feriti nè armi o bastoni o oggetti contundenti come quelli visti durante gli scontri di piazza con i black block".
Il pm ha poi ricostruito, sulla base dei tabulati telefonici e dei filmati, la cronologia degli eventi, dallo sfondamento del cancello da parte dei poliziotti all’apertura del portone centrale, prima, e di quello laterale, poi, come mostrato dalle riprese video effettuate da alcuni cineoperatori dal tetto della scuola Pascoli, sede del centro stampa, di fronte alla Diaz. Il magistrato ha ricordato le riprese video che mostrano lo sfondamento del cancello e un agente del Settimo Nucleo Sperimentale di Roma, riconoscibile dalla divisa blu e dal casco, entrare per primo nella scuola.
Il pm ha proseguito raccontando dei pestaggi avvenuti nell’edificio, il "terrore" che si diffondeva per le urla e le grida dei manifestanti, presi a calci e pugni, pestati con i manganelli impugnati alla rovescia, nonostante stessero in posizione di resa, in ginocchio con le mani alzatè.Al processo sono imputati 29 poliziotti, accusati a vario titolo di violenza privata, lesioni, falso, calunnia, perquisizione arbitraria, porto di armi da guerra.
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