Sono stati i soli, tre anni fa, a ridurre il parco macchine in cortile a disposizione del ministero. Per ragioni ecologiche e per necessità economiche. Hanno insomma dato lesempio ma non è servito: adesso sono quasi al verde, cioè il massimo per un ministero come quello dellAmbiente ma il minimo se si devono fare progetti e investimenti. Per questo lanno scorso il ministro Stefania Prestigiacomo, aveva lanciato lallarme: abbiamo subito tagli pesanti, abbiamo responsabilità enormi, non possiamo andare avanti così. Con un bilancio ridotto di due terzi, la lamentela del ministro, non solo non è possibile far fronte allemergenza del dissesto idrogeologico, ma anche alle sfide che ci attendono dietro langolo, come la lotta ai cambiamenti climatici che hanno bisogno da subito di una rivoluzione energetica. In una parola: occorrono più risorse. Che però non ci sono. I verdi, sempre i soliti polemici, accusano: sarebbe meglio abolire il ministero che è diventato ormai un ente inutile e consegnare le deleghe a Tremonti. Ma si sa come sono i catastrofisti.
Di certo è che il fondo totale per spese di investimento e spese correnti, compresi gli stipendi, nel 2008 era pari, con il governo Prodi, a 1649,4 milioni e ha subito un primo taglio del 25% con la manovra di Tremonti del giugno 2008, quando è sceso a 1.265,2 milioni. Questanno un ulteriore ridimensionamento delle risorse: che dovranno scenderanno a 737,7 milioni e, nel 2011, arrivare a 589,9 milioni. Fino al punto più basso, il 2012 anno della fine del mondo, con una previsione di 579,2 milioni. Se questo trend sarà confermato, in due anni, dal 2008 al 2010, il ministero avrà perso il 55% delle proprie risorse. In effetti anche gli uomini sono pochini. Ma ben pagati «in linea - fa sapere il ministero - con gli adempimenti previsti dalla legge». Dice la Prestigiacomo: «Al ministero dellAmbiente ho avviato unoperazione di legalità, trasparenza e rinnovamento.
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