Voci su un marito omosessuale e di elusioni fiscali inseguivano ieri, a urne per le elezioni politiche ancora aperte, Helle Thorning-Schmidt, la giovane e fascinosa leader socialdemocratica danese che secondo i sondaggi delle ultime settimane e gli exit poll diffusi ieri pomeriggio dovrebbe diventare a 44 anni il primo capo di governo donna del suo Paese. «Gucci-Helle», come la chiamano i suoi detrattori per sottolinearne labitudine di indossare capi griffati nonostante unagenda politica apertamente antiborghese, sembra comunque avviata a scalzare dalla guida politica della Danimarca il centrodestra, che vi è stabilmente insediato da un decennio. Il «blocco rosso» da lei guidato, che comprende ecologisti ed estrema sinistra, va verso una vittoria di misura sul «blocco blu» che ha come capofila il premier uscente Lars Lokke Rasmussen: per gli exit poll, solitamente attendibili in Scandinavia, otterrebbe 90/93 seggi contro 86/89 al Folketing, il Parlamento monocamerale di Copenaghen.
Diversi giornali hanno aperto in questi giorni i rubinetti del gossip per raccontare della presunta omosessualità del marito dellaspirante premier, figlio dellex leader laburista britannico Neil Kinnock. La stampa danese sostiene che i due vivono separati: Stephen Kinnock vive e lavora a Ginevra, dove dirige il World Economic Forum per lEuropa e lAsia centrale. La residenza in Svizzera del marito separato, peraltro - sempre secondo i giornali - potrebbe essere comunque tornata utile alla Thorning-Schmidt, che avrebbe compiuto alcune sospette imprecisioni a suo vantaggio nella dichiarazione dei redditi con riferimento alla loro casa cointestata a Copenaghen.
Voci spiacevoli e potenzialmente dannosissime per limmagine e la carriera politica della bella e ambiziosa Helle, che a 38 anni è stata la più giovane segretaria del partito socialdemocratico danese. Lei ha ripetutamente smentito tutto, lamentando «il disagio per la mia famiglia nel sentire la gente parlare di queste cose». Helle Thorning-Schmidt, ovviamente, ha parlato di tuttaltro in una campagna elettorale resa particolarmente accesa dalla crisi economica che scuote anche il nord dellEuropa.
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