Cronaca locale

In diecimila al raduno di Facebook

A giudicare dai «clic» di prenotazione, saranno almeno in diecimila ad affollare, domani sera a partire dalle 20, i locali del Limelight di via Castelbarco per dare vita al primo Megaparty utenti Facebook Milano (10 euro per entrare, consumazione e buffet compresi). «Troppa la voglia di fare questo party... Troppe le giornate impegnate per organizzare la serata... Troppo il desiderio di regalarci una nottata da ricordare...» si legge sul comunicato ufficiale, rigorosamente pubblicato su una pagina online dedicata. Già, perchè la festa si è caratterizzata fin da subito per una valanga di adesioni, tanto da meravigliare gli stessi organizzatori. Milano rappresenta una realtà in grande fermento, una delle aree più attive d'Italia, facebookianamente parlando. Nessuna meraviglia: i milanesi sono sempre tra i primi ad accogliere le novità, soprattutto quando, come nel caso di Facebook, diventano ben presto fenomeno sociale. «Come Prometeo, l'uomo è obbligato a dirigersi su ciò che è lontano, su ciò che non è presente nello spazio e nel tempo». Chissà se il papà di Facebook, Mark Zuckerberg, mentre quattro anni fa gli balenava l'idea di creare uno strumento telematico con cui mantenere i contatti con i suoi ex compagni di Harvard anche quando non li avrebbe più avuti vicini, ha pensato a questa sentenza di Arnold Gehlen, antropologo e filosofo di Lipsia che già nel 1940 sottolineava la necessità, per l'essere umano, di realizzare se stesso nel mondo costruendo condizioni favorevoli alla propria esistenza. Secondo il pensatore tedesco, l'individuo si starebbe sempre più riappropriando della sua unicità anche grazie a una rete di connessioni sociali giorno dopo giorno più estesa e articolata. Profetico, no? Del resto, era già Aristotele, tre secoli e mezzo prima di Cristo, a chiamare l'uomo «zoon politikon», animale sociale. E oggi che passiamo la metà della nostra vita chiusi in ufficio, i social network servono proprio a questo: trasferire sul monitor la nostra irrefrenabile socialità. Virtualizzandola. Ma in Facebook c'è di più: il fascino di amicizie smarrite; la curiosità di ritrovare vecchi compagni di scuola, di lavoro, di vacanza che -fatti salvi qualche chiletto in più e tanti capelli in meno- ci rassicurano da un pc remoto che. Ma anche l'irresistibile richiamo dei mondi possibili, il gusto di tornare a passo felpato sui rimpianti, su quell' «avrei potuto fare» che fino a ieri suonava come sentenza inappellabile. Anche questo c'è nella ricetta magica che ha permesso a Facebook, in pochi anni, di scalare le hit parade dei siti più cliccati al mondo, fino a raggiungere la «top te»n e la vertiginosa quota di 100 milioni di utenti. E per l'Italia è il 2008 l'anno del boom, con un incremento che sfiora il 1000% sui dodici mesi precedenti.
Facebook non è il primo social network nato, ma è senz'altro tra i più semplici e divertenti. Iscriversi è gratuito ed è a prova anche del più inesperto di reti e computer: bastano pochi clic e alcuni dati personali e abbiamo costruito un profilo, che molti corredano con fotografie e video. Senza dimenticare che su «FB» è necessario inserire il proprio vero nome, senza nascondersi dietro fantasiosi ma asettici «nick». Da quel momento, la nostra «friend list» lieviterà giorno dopo giorno. Assicurandoci che non sono poi in così pochi a volerci bene, e che, direbbe Gehlen, siamo sulla strada giusta per avvicinarci a ciò che era, o sembrava, lontano.

Come tanti moderni Prometeo.

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