Quante manifestazioni, quanti cori indignati, quanti striscioni irati, quanti segnali di lutto per lavvilimento della scuola italiana. Studenti, maestri, professori, esponenti della cosiddetta società civile, perfino bambini delle elementari scortati da trepide mamme si sono impegnati ultimamente in questa protesta. Abbiamo visto sui volti dei ragazzi e delle ragazze tanto slancio ribelle associato a una totale ignoranza dei problemi in discussione. Abbiamo colto nelle dichiarazioni degli insegnanti nobili aneliti ad una scuola migliore; e insieme ad essi la richiesta che il corpo insegnante italiano continui ad essere il più numeroso dEuropa, forse del mondo, perché così viene innalzata la qualità dei docenti e dei discenti.
Ma in tanto fervore dopposizione alle misure decise o proposte da Mariastella Gelmini - un po disinvolta come candidata allesame professionale davvocato ma a mio avviso ottimo ministro - non sè inserita nessuna assemblea, nessuna «occupazione», nessun sit-in per deplorare ciò che è accaduto non molti giorni or sono nel Convitto Carlo Alberto di Novara. Un allievo di terza media dellistituto - dorigine sudamericana - ha sferrato un pugno al professore di disegno Luigi Sergi: 57 anni, da 32 in cattedra. Lepisodio ha avuto connotazioni inquietanti ma non del tutto sorprendenti. In una scuola che per decenni ha fatto del buonismo, del facilismo, dellindulgenza le sue bandiere, e che per di più deve adesso accogliere giovani disadattati provenienti da famiglie straniere, la maleducazione, il bullismo, la violenza esplodono facilmente.
Non questo desta stupore. Lo destano invece - il termine stupore è eufemistico - due cose: la tenuità della punizione inflitta al manesco ragazzo e la parallela tenuità dei gesti di solidarietà e di considerazione nei confronti del professore percosso. Per verità ha avuto solidarietà e considerazione dalla Gelmini e dal sindaco di Novara Massimo Giordano. Ma dai colleghi poco o niente. Peggio che niente dagli insegnanti del Consiglio di classe, che hanno sospeso ladolescente brutale - e plurirecidivo nella brutalità - per quindici giorni. «È stata applicata - si obietta - la sospensione massima prevista dai regolamenti.
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