Dietro il nigeriano l’imam di Fort Hood

Umar Farouk Abdulmutallab, il terrorista nigeriano che voleva far saltare un aereo statunitense della linea Amsterdam-Detroit, lo scorso Natale, fu reclutato a Londra da Al Qaida; e nello Yemen si era incontrato con l’imam radicale Anwar al-Awlaki, figura chiave del terrorismo yemenita e ispiratore spirituale dello stesso psichiatra stragista di Fort Hood, Nidal Hisan. Lo hanno rivelato fonti governative yemenite mentre la Casa Bianca si prepara a rendere pubblici i risultati del rapporto sul fallito attentato di Detroit. Il presidente Usa ha già detto martedì che i sistemi di sicurezza del Paese hanno fallito in un modo «potenzialmente disastroso» lo scorso 25 dicembre e il consigliere per la Sicurezza Nazionale, James Jones, intervistato dal quotidiano Usa Today, ha anticipato che la gente subirà «un certo choc» nel rendersi conto che i dati c’erano e non furono messi insieme: il presidente Obama è «legittimamente e correttamente allarmato per il fatto che i dati erano disponibili, pezzi di informazione erano disponibili, strani comportamenti erano disponibili, ma non furono messi insieme».
Intanto al Qaida ha fatto sapere che l’attentato-kamikaze costato la vita, il 30 dicembre scorso, a sette agenti Cia in Afghanistan è una «vendetta» nei confronti degli Usa per le azioni dei droni, gli aerei senza pilota, che l’aviazione statunitense utilizza in Pakistan.

Secondo Site Intelligence Group, il sito americano di monitoraggio dei siti islamici, il kamikaze-doppiogiochista che si è fatto saltare in aria nell’avamposto di Khost ha lasciato una nota in cui ha elencato i «gloriosi martiri» uccisi nelle numerose azioni aeree statunitense: Baitullah Mehsud, il signore della guerra talebano autore di una serie di attentati tra i quali anche quello in cui morì l’ex premier pakistano, Benazir Bhutto, ma anche Abu Saleh al Somali e Abdallah Said al-Lbi, tutti presumibilmente morti sotto attacchi con missili lanciati da aerei senza piloti.

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