Prima un ministro suicida con un doppio colpo alla testa, poi un capo militare di Hezbollah dilaniato da una bomba nel cuore della capitale, infine un generale impallinato in spiaggia da un misterioso cecchino. Damasco è ormai la capitale dei misteri. Lautobomba esplosa tra una sede dei servizi di sicurezza e un santuario sciita è solo lultimo enigma di una stagione dintrighi iniziata con il ritiro dal Libano. La strage di ieri potrebbe facilmente venir attribuita agli integralisti che accusano il regime del presidente Bashir Al Assad di usare i soldi di Teheran per incoraggiare le conversioni alla fede sciita. E la rivendicazione dei gruppi qaidisti, già protagonisti dellattacco allambasciata americana del settembre 2006, la renderebbero credibile. Resterebbe inspiegabile, invece, limprovvisa defaillance di un apparato di sicurezza capace, per 25 anni, di garantire lassoluto controllo del Paese. Queste e altre anomalie alimentano da tempo lipotesi di una faida tra le fazioni del regime fedeli a Teheran e quelle favorevoli al negoziato con Israele e lOccidente. I primi sintomi di lotta intestina risalgono a quel fatidico 2005 segnato dallassassinio Hariri e dal ritiro dal Libano. Linchiesta dellOnu, la marginalizzazione di Damasco, la pressione di Washington, la pesante crisi economica seguita dallabbraccio con il regime sciita di Teheran spaccano il regime di Assad. Il primo a dimettersi e a fuggire a Parigi è, nel giugno 2005, Abdul Halim Khadam. Il vicepresidente è uno degli ultimi sunniti di un regime controllato dalla fazione alawita, la minoranza dispirazione sciita a cui appartiene la dinastia Assad. Laddio del generale Ghazi Kenaan, il ministro dellinterno già capo dei servizi segreti in Libano, è ben più plateale. Anche perché il doppio colpo di pistola che lo mette a tacere subito dopo la deposizione sullomicidio Hariri agli inquirenti dellOnu lo trasforma in un suicida alquanto anomalo.
Da quel momento in poi i cadaveri eccellenti diventano le cartine di tornasole della grande faida. Lassassinio a Damasco, lo scorso 12 febbraio, di Imad Mughnyie il capo militare di Hezbollah trasformatosi per 20 anni in un imprendibile fantasma, alimenta immediatamente le voci di un alleanza tra Mossad e alcune fazioni dei servizi segreti siriani. Altre teorie parlano di uneliminazione innescata dallincontro riservato con il presidente in cui Mughnyie, uomo di fiducia di Teheran, svela a Bashar i piani di un imminente colpo di Stato. Comunque sia, il primo a far le spese di quella morte è il potente capo dei servizi segreti militari Assef Shawkat considerato, anche per il matrimonio con la sorella di Bashar, uno dei più pericolosi rivali del presidente. Altre tesi, simmetricamente opposte, attribuiscono invece leliminazione di Mughnyie e la messa fuori gioco dellinformato cognato a un Bashar sempre più insofferente nei confronti di Teheran.
Lultima perla di questa collana di misteri è leliminazione, il 1° agosto, su una spiaggia di Tartus del generale Mohammed Suleiman. Per Israele il generale coordinava i trasferimenti di armi tra lIran ed Hezbollah.
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