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"Difendiamo le radici: fiero di essere italiano"

Il portiere azzurro Gigi Buffon: "I miei bisnonni sono morti in guerra sul Piave e in Russia"

"Difendiamo le radici: fiero di essere italiano"

Reggio Emilia - Anche il portiere della Juve e della Nazionale Gianluigi Buffon ha partecipato alle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, trascorrendo sei ore nella città che diede i natali al Tricolore Cispadano e ha visitato la mostra La bandiera proibita con Otello Montanari, il reggiano di 84 anni passato alla storia per il libro Chi sa, parli che ha fatto luce su una serie di omicidi nel Dopoguerra.

«È un onore rappresentare davanti agli occhi dei giovani il valore della nostra bandiera. Ho ricevuto in omaggio anche una copia del primo Tricolore. Di Montanari ho apprezzato la sua grinta. Sono molto orgoglioso di giocare nella Nazionale, di essere italiano, mi hanno invitato proprio per la mia figura, in tv e allo stadio: trasmetto attaccamento alla maglia azzurra».

A 32 anni è di esempio per i giovani.
«Sono il nostro futuro. Mi piacciono i discorsi del presidente Giorgio Napolitano, istruiscono a conoscere la storia del Paese».

Si parla spesso di identità nazionale...
«Ecco, quella è un’espressione troppo spesso abusata, se fosse soppesata meglio avrebbe una valenza più importante. Per me era un dovere essere qui. Ho saltato un allenamento per presenziare, al di là dei doveri lavorativi ho la fortuna di praticare una disciplina molto popolare».

Anche all’estero.
«Esco spesso dall’Italia, ogni volta ci trattano con grande calore e grandissimo riguardo. E questo è frutto di alcuni meriti che indubbiamente abbiamo, come popolo, grazie a persone che hanno scritto pagine importanti della storia».

A livello familiare quali ricordi ha?
«Ho perso un bisnonno sul Piave e un altro nella campagna di Russia. È importante non perdere la memoria, rimanere aggrappati alla nazione, restiamo attaccati alle nostre radici. Si tratta di un patrimonio da non disperdere, per raggiungere l’unità il percorso è stato molto complicato, punteggiato di guerre».

E sublimato nella bandiera.

«Alla fine ci siamo trovati tutti sotto questo simbolo. Nel mondo la globalizzazione è molto accentuata».

In passato scivolò per ignoranza sul «Boia chi molla» e sull’88, che per i nazisti significa «Heil Hitler». Ora sta con la Lega che chiede il federalismo?
«Sono discorsi politici che andrebbero approfonditi, nelle tappe di Reggio ho conosciuto tanti protagonisti che portarono alla cacciata del nemico.

Educare le nuove generazioni a conoscere e apprezzare la storia è fondamentale».

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