La difesa delle banche dati: «L’anagrafe tributaria è assolutamente impermeabile alle intrusioni ma nei controlli sui dipendenti servono più garanzie» Visco sta con Tremonti: gli spioni erano curiosi Il viceministro ammette che molte violazioni del s

Gian Battista Bozzo

da Roma

Il sistema informativo delle Finanze, anagrafe tributaria compresa, è «assolutamente impermeabile» e garantisce «la massima sicurezza rispetto a tentativi di ingressi esterni, ma - afferma il viceministro dell’Economia Vincenzo Visco - all’interno c’è qualcosa che non ha funzionato». Quanto è avvenuto nei mesi scorsi, ovvero le spiate ai danni di politici e altri vip, Romano Prodi in prima fila, «potrebbe essere riconducibile - aggiunge - a elementi di leggerezza e curiosità. Ma non c’è stato solo questo: altri interventi sono stati molto invasivi».
«Leggerezza e curiosità», dunque, e non soltanto complotto politico come lo stesso viceministro sospettava quando ha trasmesso le informazioni alla magistratura milanese? Visco parla nel corso di una cerimonia all’Agenzia delle dogane, e non può sottrarsi al tema del giorno. Difende la sicurezza del sistema informativo rispetto a incursioni esterne: le mele marce, dunque, sono all’interno. Qualche dipendente dell’amministrazione finanziaria ha peccato per «leggerezza e curiosità», una sbirciatina alla posizione fiscale di qualche vip, politico o calciatore o velina. Casi di «guardonismo fiscale», come li ha definiti Giulio Tremonti. I colpevoli hanno tenuto un comportamento «illegittimo e sanzionabile, ma meno grave», osserva il viceministro. Ma se fosse tutto qui, dov’è lo scandalo?
No, aggiunge Visco, «non c’è solo questo, ci sono interventi molto invasivi». Secondo il responsabile delle Finanze, «è emersa una forma di spionaggio politico consapevole, e la cosa più grave è che siano stati coinvolti militari, che normalmente rispondono a una catena di comando». Visco si riferisce evidentemente a quella decina di incursioni non autorizzate da parte di finanzieri, e non tanto alle oltre cento da parte del personale amministrativo sparso per mezza Italia. Questi ultimi sarebbero colpevoli di «leggerezza e curiosità», mentre le Fiamme gialle avrebbero compiuto gli «interventi invasivi», partecipando al complotto politico. Lo scandalo, vero o presunto, dimostra secondo Visco che bisogna cambiare i controlli interni: «Lo chiedo da agosto, è probabile che ci voglia qualche garanzia in più», come sistemi automatici in grado di segnalare anomalie nelle interrogazioni».


Ma come fa Visco ad anticipare gli esiti dell’indagine, attribuendo i comportamenti di alcuni a «leggerezza e curiosità» e di altri al dolo? Se lo chiede Alfredo Mantovano (An), ma senza ottenere una convincente risposta.

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