La difesa di Moggi all’attacco «Anche Facchetti fece la griglia»

Napoli Alla prima udienza, nel gennaio scorso, c’erano tre spettatori. Ma per il tanto atteso «Calciopoli show - Il giorno della verità, colpo di scena compreso» c’è il pubblico delle grandi occasioni, tanto che la presidente Teresa Casoria è costretta a far sfollare l’aula 216 del nuovo Palazzo di giustizia partenopeo: tutti fuori e poi, uno alla volta, tutti di nuovo dentro. Prima gli avvocati, poi le telecamere, i giornalisti e il pubblico. Resta persino lo spazio per un piccolo gruppo di tifosi più di Moggi che della Juventus, malgrado le felpe e le sciarpe bianconere indossate. C’è anche lui, il «grande inquinatore» del calcio giocato, ma ironicamente si schermisce: «Non parlo. Oggi parleranno solo i miei avvocati. E poi oggi ho un po’ di raucedine e non posso sforzare la gola».
Tutti comunque attenti - in uno stanzone dal pessimo audio - a captare i toni dello scontro tra la difesa dell’ex direttore generale della squadra torinese e la pubblica accusa che gli contesta il reato di associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. Al centro della contesa c’è la trascrizione di 75 telefonate che l’avvocato Prioreschi chiede di acquisire agli atti insieme a due cd in cui, dall’elenco di 170mila telefonate, sono stati analizzati gli incroci delle conversazioni estraendo 3mila contatti che starebbe a dimostrare la connessione tra i designatori arbitrali e i cellulari di dirigenti di società di calcio.
La tesi di Prioreschi è semplice: non è vero, come aveva affermato il pm, che «piaccia o non piaccia non ci sono mai telefonate con Moratti, Sensi... Sono balle smentite dai fatti le tesi che erano tutti a parlare con tutti. Solo gli imputati colloquiavano. Non è vero che ogni dirigente telefonava, ma solo gli imputati». Intercettazioni alla mano, l’avvocato può scandire che «piaccia o non piaccia al pm le telefonate ci sono. Piaccia o non piaccia ogni dirigente telefonava. Piaccia o non piaccia non erano balle difensive. Non lo dico per spirito di rivalsa, ma per dare atto alla correttezza del pm che non si sarebbe avventurato in quella dichiarazione se avesse avuto conoscenza delle telefonate. Lo dico perché è un dato oggettivo: queste intercettazioni sono state sottratte alle indagini, nel senso che non erano state evidenziate. Lo dico perché se fossero state trovare prima, forse, in sede di indagini preliminari, questo processo avrebbe avuto un esito diverso».
Insomma, un elenco di telefonate dalle quali «si evince che i pranzi e le cene li facevano tutti, si evince che di griglie parlavano tutti, le designazioni che a Moggi viene contestato di conoscere un'ora prima, gli altri le sapevano il giorno prima».
Intercettazioni per le quali spende una parola anche il presidente Casoria, che rivolta al pm commenta: «Le telefonate mi sembrano rilevanti».
È verso la fine che finalmente salta fuori quella che è subito facile battezzare «la madre di tutte le intercettazioni». Dopo un po’ di scaramucce tra l’altro avvocato di Moggi, Paolo Trofino, e il «grande inquisitore», il colonnello dei carabinieri Auricchio costretto ad ammettere «dalle intercettazioni non mi risulta che Moratti sia stato a casa di Bergamo. Se il presidente dell'Inter è Facchetti la risposta è sì, se invece è Moratti non ho elementi». Ma la cena «segreta» e non «attenzionata» Facchetti-Bergamo a Collesalvetti, cos’ha di così diverso dall’incontro riservato in un ristorante tra i Della Valle, il vicepresidente Fgci, Mazzini, e lo stesso Bergamo? (la Fiorentina fu però penalizzata).
Trofino affonda il colpo. Non legge solo l’intercettazione «ritrovata» tra Facchetti e Mazzei, dove Facchetti chiede l'arbitro numero 1 (Collina - ndr). Cita anche una telefonata che non appartiene a quelle già trascritte e contenute nelle informative, del 26 novembre 2004 in cui il dirigente nerazzurro conversa con l’ex designatore Paolo Bergamo. «Metti Collina, metti dentro Collina», le parole attribuite a Facchetti. L’esegesi dell’audio smentisce questa interpretazione, peraltro giudicata da Auricchio - tra l’ilarità del pubblico - «non investigativamente utile».
Alla fine, comunque, il pm annuncia che non si opporrà alla richiesta di inserimento delle nuove telefonate «ritrovate» dalla difesa Moggi. «Le trascrizioni sono rilevanti per la difesa nel processo penale. Per la giustizia sportiva ci deve pensare il procuratore federale», commenta l’avv. Prioreschi.

«Le nuove trascrizioni non spostano alcunché», replica il pm Narducci.
Si riprende dunque martedì 20, giorno di Inter-Barcellona, guest-star Carlo Ancelotti chiamato a testimoniare in aula. «Sono state sbugiardate tante cose dette in precedenza. E non finisce qui», assicura Moggi.

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