Adalberto Signore
da Roma
Tra citazioni più o meno dotte e scivolamenti semantici, va in scena lennesimo atto dellormai consueto tiraemolla sugli assetti del futuro governo Prodi. Dominato, stando alle parole di Marco Pannella, dai «parenti ingordi», al punto che Antonio Di Pietro fa pure sfoggio di un ardito gioco di parole per spiegare il suo dissenso: «Noi dellItalia dei valori deploriamo ma non mastelliamo... ». Così, con in sottofondo laccorato appello del presidente della Regione Calabria Agazio Loiero che chiedendo «un ministro calabrese» turberà di certo i sonni di Romano Prodi, la maggioranza discute e argomenta su chi farà cosa, con ancora al centro della contesa i destini del ministero della Difesa. Che vuole lUdeur di Clemente Mastella ma chiede anche la Rosa nel pugno di Pannella e Enrico Boselli. Con un corollario che è un inno alla coerenza. Perché se il numero due del Pdci Marco Rizzo dice «basta al mercato delle poltrone», Oliviero Diliberto, numero uno dello stesso partito, giudica «inaccettabile la pretesa dellRnp di occupare la Difesa con Emma Bonino». Con sintesi ecumenica di Manuela Palermi, capogruppo di Pdci-verdi al Senato: «Si profila unintollerabile occupazione di tutti i dicasteri che trattano di cultura, scuola, università, ricerca e comunicazioni, da parte di un solo gruppo parlamentare: lUlivo».
La partita vera, però, è quella che si gioca tra Udeur e Rosa nel pugno. Con Prodi che continua a prendere tempo con il pensiero ancora a Arturo Parisi, che di molto preferirebbe sia a Mastella che alla Bonino. In questi giorni, però, lex Commissario europeo ha incassato il plauso di importanti istituzioni internazionali (non solo lUe), che hanno fatto presente al Professore le sue ottime credenziali per un incarico tanto delicato come la Difesa. Tra la Bonino e Mastella, insomma, pare di molto avvantaggiata la prima. Salvo, ovviamente, possibili inserimenti. Così, la giornata dellUnione si apre verso le 10.30 di mattina con Pannella che incontra Prodi nella sede dellUnione di piazza Santi Apostoli. Unora di colloquio e poi il jaccuse del leader radicale. Che si affida a una doppia citazione: «In questa famiglia, per dirla con Francesco De Gregori, dominano sempre più i parenti ingordi. E non ci sono limiti allingordigia e allarrendevolezza degli ingordi». Citazione doppia perché oltre a rifarsi al cantautore romano, Pannella si leva pure il vezzo di chiamare in causa proprio la canzone che De Gregori gli dedicò nel 1975, Signor Hood (che «sulla strada di Pescara venne assalito dai parenti ingordi»). «Dobbiamo prendere atto - spiega - che fino a ora non siamo riusciti a difendere la libertà di scelta di Prodi che è sottoposta ad attacchi».
Ma sul fatto che «le cose siano bloccate da Mastella», Pannella nutre molti dubbi. «Quando lo si evoca - dice - si sbaglia. Il problema, piuttosto, è rappresentato da chi lo usa». Insomma, «Mastella è un alibi». Daltra parte, aggiunge, «con le parole di Diliberto comincia finalmente a farsi un po di chiarore in quel che altrimenti rischiava di apparire incomprensibile». Per questo, domani «sarebbe il caso che invece del direttorio dellUlivo si riunisse tutta lUnione in modo da guadagnare un attimo di trasparenza democratica anziché andare avanti in una gestione oligarchica». Gli fa eco Boselli che denuncia «nella formazione del governo una sproporzione evidente a favore dei partiti maggiori» e torna sulla candidatura della Bonino alla Difesa che «manteniamo fermamente».
Delle trattative in corso non pare soddisfatto neanche Di Pietro che invita Ds e Margherita a «scendere dal piedistallo» perché «il fatto che il nuovo governo debba avere due vicepremier è solo un atto di furbizia per mostrare i muscoli nella coalizione». «La Costituzione parla chiaro e non prevede questo tipo di figura istituzionale. Noi dellItalia dei valori - aggiunge - dissentiamo, deploriamo, ma non mastelliamo... ». Una digressione semantica che non convince Massimo Cacciari.
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