
I riflettori sono puntati sull'OA-1K Skyraider II dell'Aeronautica Militare statunitense. Considerando il rischio che possano esplodere conflitti in una o più aree calde del Pacifico, l'aereo in questione potrebbe essere impiegato in contesti diversi rispetto alle operazioni di contro insurrezione o a bassa intensità per le quali il velivolo leggero era stato originariamente concepito. Gli Stati Uniti stanno cercando di capire come sfruttare al meglio il mezzo in Asia, dove è in corso una massiccia riorganizzazione militare da parte di Washington per tenere testa alle ultime innovazioni militari della Cina.
Il nuovo ruolo per l'aereo Usa
Il sito The War Zone ha dedicato un lunghissimo articolo all'OA-1K chiedendosi quale potrebbe essere il suo futuro. L'Air Force Special Operations Command (AFSOC) ha ricevuto il primo Skyraider II ad aprile e prevede di riceverne un totale di 75 esemplari. Il soprannome ufficiale del turboelica monomotore biposto, che richiama il famoso A-1 Skyraider che le forze statunitensi hanno pilotato durante le guerre di Corea e del Vietnam, è stato annunciato a febbraio. Il velivolo dovrebbe continuare ad evolversi in base ai requisiti richiesti, volta volta dalle forze Usa. Certo è che l'aereo in questione è stato progettato per essere molto flessibile ed essere impiegato per sfruttarne tanto le capacità ISR (intelligence, sorveglianza e ricognizione) quanto quelle di attacco in base alle esigenze.
La visione originale dell'OA-1K coincideva con un velivolo in grado di svolgere missioni di supporto aereo ravvicinato, sorveglianza armata e ISR, principalmente a sostegno delle forze per operazioni speciali e operando in spazi aerei permissivi. Un aereo d'attacco leggero del genere avrebbe il vantaggio di poter essere inviato con un impatto logistico minimo in località remote, anche prive di infrastrutture. Questo, a sua volta, lo avvicinerebbe alle aree operative, riducendo i tempi di percorrenza e aumentando la disponibilità in loco, il tutto senza la necessità del già richiesto supporto di aerei cisterna. Tolto l'Afghanistan dall'agenda Usa, Washington ha messo nel mirino, come detto, il Pacifico. Qui le forze statunitensi si aspettano di dover affrontare difese aeree cinesi sempre più capaci e a lungo raggio in qualsiasi conflitto su larga scala. Ebbene, da questo punto di vista l'OA-1K può fornire supporto.
Obiettivo Pacifico
La dispiegabilità e il ridotto ingombro operativo dell'OA-1K potrebbero rivelarsi utili nel Pacifico. Il velivolo potrebbe anche essere utile per fornire protezione e sorveglianza più localizzate attorno a postazioni operative avanzate come gli avamposti insulari, che potrebbero includere pattugliamenti anti-droni. In particolare, i razzi APKWS II che si prevede saranno presenti nell'arsenale dello Skyraider II si stanno già dimostrando preziose armi aria-aria contro i droni, e le loro capacità in questo senso sono destinate ad aumentare ulteriormente.
Certo è che i vertici del Pentagono, sotto la presidenza Trump, promettono un importante riallineamento delle priorità nel bilancio della Difesa proposto per l'anno fiscale 2026. Questo sta già avendo un impatto significativo su vari programmi, soprattutto all'interno dell'Esercito degli Stati Uniti, e altri sforzi in tutte le forze armate potrebbero portare a tagli significativi, se non addirittura alla cancellazione totale.
Negli ultimi giorni, intanto, nei mari e nei cieli dell'Indo-Pacifico sono andati in scena svariati movimenti militari statunitensi, da registrare con la massima attenzione e da ricollegare alle crescenti tensioni che attanagliano l'intera area. Innanzitutto, lo scorso 18 aprile la portaerei Usa USS Nimitz, ammiraglia del Carrier Strike Group, la Carrier Air Wing imbarcata e i cacciatorpediniere USS Gridley, USS Lenah Sutcliffe Higbee sono arrivati a Guam.
Nelle Filippine è invece stato dispiegato il sistema missilistico antinave Nmesis. In Giappone, intanto, c'è stata la prima missione della task force del bombardiere B-1B e il dispiegamento avanzato degli F-35A nella base nipponica di Kadena.