Il Giappone avrebbe esportato negli Stati Uniti missili intercettori terra-aria Patriot prodotti in patria. Questa indiscrezione ha fatto sobbalzare dalla sedia i media cinesi, secondo i quali l'export di armi letali da parte di Tokyo a Washington rischia di inviare un "segnale estremamente pericoloso". L'intera vicenda sta, tra l'altro, prendendo forma in un contesto molto delicato, ossia nel bel mezzo di una grave crisi diplomatica tra la Cina e lo stesso Giappone. Secondo quanto riportato da Kyodo News, gli Usa utilizzerebbero i suddetti missili per rifornire le proprie scorte, drenate per il supporto militare fin qui offerto all'Ucraina nella sua guerra contro la Russia. La notizia, dunque, ha generato non poche polemiche...
Missili giapponesi verso gli Usa?
L'esportazione di armi letali da parte del Giappone, ha evidenziato il South China Morning Post, è stata fin qui fortemente limitata dai Tre Principi sul Trasferimento di Equipaggiamenti e Tecnologie per la Difesa, e cioè le linee guida riguardanti le esportazioni di armi del Paese. Negli ultimi anni, tuttavia, Tokyo ha ripetutamente cercato di rivedere tali principi, per esempio con un emendamento del 2023 che avrebbe consentito la fornitura di missili Patriot di fabbricazione nipponica agli Usa. Per anni, Pechino ha accusato la destra politica giapponese di insabbiare la storia bellica del Paese e di tentare di modificarne la costituzione pacifista, di alterare la politica non nucleare e di ampliarne le capacità militari.
L'esperto militare cinese Zhang Xuefeng ha dichiarato ai media nazionali che il Giappone "non ha alcuna intenzione di esercitare autocontrollo nelle esportazioni di armi, il che rappresenta un segnale estremamente pericoloso che innescherà una serie di reazioni a catena". Zhang ha sostenuto che "il Giappone userà l'esportazione di missili Patriot come modello per esportare all'estero armi più letali, il che rappresenterà inevitabilmente una minaccia per la sicurezza regionale".
La recente spedizione di armi avviene nel mezzo di una disputa diplomatica tra Pechino e Tokyo sulla posizione del primo ministro giapponese Sanae Takaichi in merito a un'eventuale crisi a Taiwan. Per la cronaca, parlando al parlamento giapponese, lo scorso 7 novembre Takaichi ha affermato che l'uso della forza contro Taipei (da parte della Cina, si intende) potrebbe essere considerato una "situazione che mette a rischio la sopravvivenza" giapponese consentendo così a Tokyo di schierare le proprie Forze di autodifesa.
Alta tensione con Pechino
I colloqui tenutisi martedì a Pechino con la partecipazione di alti diplomatici non sono riusciti ad allentare le tensioni. La Cina, anzi, ha imposto un divieto di importazione di prodotti ittici e sospesi vari eventi culturali. Song Zhongping, commentatore militare cinese ed ex membro dell' Esercito Popolare di Liberazione sostiene che il Giappone intende sfruttare la produzione di armi degli Stati Uniti per far progredire la propria industria militare nazionale. "Può replicare o addirittura migliorare alcuni sistemi d'arma americani introducendo e acquisendo proprietà intellettuale", ha aggiunto Song. Lo stesso analista ha ipotizzato che Tokyo starebbe cercando di “esercitare influenza politica” esportando armi in paesi come le Filippine e l’Australia.
L'obiettivo finale giapponese, ha evidenziato lo stesso Song, consisterebbe nel "modificare la Costituzione della Pace e normalizzare la nazione", una terminologia legata al
miglioramento delle difese nazionali del Giappone. Il mese scorso, il nuovo ministro della Difesa giapponese, Shinjiro Koizumi, ha annunciato che avrebbe continuato a promuovere le esportazioni di armi del Paese.