Difesa

"Non osi attaccarci": la Polonia schiera 10mila soldati al confine con la Bielorussia

La Polonia muove 10mila truppe al confine con la Bielorussia: c'entra la sfida alla trappola migratoria di Lukashenko, ma anche la volontà politica di Varsavia di tenere alte le tensioni a Est

Militari polacchi si addestrano all'Exercise Center Jezewo, 26 luglio 2023
Militari polacchi si addestrano all'Exercise Center Jezewo, 26 luglio 2023

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Grandi manovre militari in Polonia, ove i vertici del governo di Varsavia hanno, in accordo con le forze armate, deliberato lo spostamento di ben 10mila truppe al confine con la Bielorussia. Si tratta di una netta escalation rispetto a quanto deliberato ieri, quando la Polonia aveva decretato lo spostamento di 2mila soldati a fronte di una richiesta di mille effettivi da parte dell'Agenzia delle guardie di frontiera, che temeva la prospettiva di una crisi migratoria creata ad arte da Aleksandr Lukashenko e dal governo di Minsk ai confini con la Polonia.

La prospettiva operativa insita nello spostamento delle truppe polacche verso i confini orientali del Paese appare più ampia: si vuole irretire la prospettiva di una vera e propria "bomba migratoria" scatenata ai confini da Bielorussia e, per interposta persona, Russia paragonabile a quella del 2021, e al contempo mandare un forte messaggio ai Paesi rivali della Polonia circa possibili manovre militari ai confini. "Sposteremo l'esercito più vicino al confine con la Bielorussia per spaventare l'aggressore in modo che non osi attaccarci", ha dichiarato in un'intervista radiofonica il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak, "falco" del governo catto-conservatore e antirusso del partito Diritto e Giustizia (PiS). Blaszczak ha aggiunto che l'esecutivo di Mateusz Morawiecki ha decretato che 4mila truppe presidieranno i dodici valichi di confine tra Polonia e Bielorussia e 6mila soldati saranno di riserva.

Il confine polacco-bielorusso, lungo oltre 400 km, risale alla fase post-seconda guerra mondiale quando l'Unione Sovietica di Stalin ri-annesse i territori incorporati dalla Polonia dopo la fine della Grande Guerra e storicamente appartenuti all'impero zarista, compensando Varsavia con terre strappate alla Germania a Ovest. Consta di diversi ostacoli naturali che vanno dal fiume Bug alla foresta di Bialoweiza ed è stata sempre più fortificata da entrambe le parti negli ultimi tempi.

La Polonia ha denunciato in particolare le ambigue manovre del gruppo Wagner arruolato da Lukashenko in Bielorussia dopo la sua mediazione che ha posto fine alla ribellione di Evegniy Prigozhin del 24 giugno scorso, ma al contempo è in prima linea nell'usare la tensione ai confini orientali per aumentare la sua centralità nella Nato. Recentemente armatasi di carri M1 Abrams americani, accolti da Blaszczak in persona al loro arrivo via mare nel Paese, la Polonia è la nazione più attiva per spese militari e investimenti in armi nella Nato e fa del contenimento alle ambizioni della Russia la sua stella polare politica.

Ora, al netto dell'oggettivo rischio di una bomba migratoria creata ad arte dalla Bielorussia per mettere sotto pressione la Polonia, a temi securitari e strategici si sommano prosaiche questioni politiche. In una fase in cui la controffensiva ucraina va a rilento, la Polonia che spinge per il duro contenimento di Vladimir Putin e dei suoi alleati necessita di tenere alta la pressione sui rivali e la tensione a Est. Inoltre, in autunno il Paese andrà a elezioni e per la destra al governo la carta dello spauracchio russo è fondamentale per consolidarsi al potere e mirare alla terza vittoria elettorale consecutiva dopo quelle del 2015 e del 2019.

I "giochi di guerra" al confine orientale della Nato si sommano dunque a una situazione effervescente interna alla Polonia: e in quest'ottica c'è da aspettarsi, in prospettiva, che le tensioni non siano prossime ad esaurirsi dopo l'escalation imposta da Varsavia.

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