"Stop al trattato sulle forze convenzionali": la risposta Nato alla Russia in Europa

Dopo l'uscita della Russia, arriva la decisione degli Stati Uniti in coordinamento con la Nato. Dopo lo stop al trattato New START, un nuovo sintomo della frattura sempre più insanabile tra Occidente e Mosca

 "Stop al trattato sulle forze convenzionali": la risposta Nato alla Russia in Europa
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"Gli Stati Uniti sospendono l'esecuzione di tutti gli obblighi previsti dal Trattato sulle forze convenzionali in Europa con tutti gli altri Paesi firmatari a partire dal 7 dicembre". La notizia è arrivata da Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Washington, è arrivato dopo che ad annunciare il ritiro era stata per prima la Russia, che alla mezzanotte di oggi ha formalizzato la piena fuoriuscita da tutti gli obblighi dell'accordo. Una mossa che il Cremlino ha giustificato con il fatto che ormai da diversi anni l'accordo, noto con l'acronimo di Cfe, era stato sospeso e che con l'allargamento della Nato a Finlandia e Svezia "è definitivamente morto".

I trattati stracciati dalla Russia

La fine dell'accordo sulle forze convenzionali in Europa rappresenta un ulteriore step di quel graduale processo di sospensione e cancellazione dei trattati che, da dopo la Guerra Fredda, hanno caratterizzato i rapporti tra Mosca e l'Occidente. Con l'inizio della guerra in Ucraina, la Federazione Russa ha deciso di uscire da diversi trattati che limitano l'uso di armi convenzionali o regolano gli equilibri strategici.

Un esempio di questo si è avuto agli inizi di quest'anno, quando il presidente Vladimir Putin ha annunciato la decisione di sospendere la partecipazione di Mosca al trattato New START, accordo siglato a Praga nel 2010 e che prevedeva un limite nel numero delle testate nucleari operative. E l'uscita dal trattato sulle forze convenzionali rappresenta pertanto un nuovo tassello in questo mosaico di gelo tra Mosca e Occidente, e in particolare tra Mosca e Washington.

Gli effetti in Europa

La decisione della Nato e degli Stati Uniti poggia dunque proprio su questo progressivo deterioramento dei rapporti tra le superpotenze. Washington e Bruxelles considerano la guerra in Ucraina un punto di non ritorno nelle relazioni con la Russia. Dall'altro, la Federazione Russa vede nell'ampliamento del blocco Nato non la reazione al conflitto, ma la certificazione del proprio senso di accerchiamento.

In tutto questo, l'Europa torna dunque a essere una faglia di scontro tra forze e territorio dove può registrarsi un inevitabile aumento di truppe e armamenti.

Del resto, ha spiegato Sullivan, "una situazione in cui gli Stati Uniti e i nostri alleati dell'Alleanza continuano a essere militarmente vincolati dal Trattato Cfe, mentre la Russia - le cui forze armate sono le più grandi in Europa, e che continua a condurre attivamente una guerra di aggressione contro l'Ucraina utilizzando proprio le forze che il trattato mira a limitare - non lo è, sarebbe inaccettabile".

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