
Gli Stati Uniti starebbero facendo pressione sul Giappone, attraverso un mix di diplomazia, misure economiche e perfino minacciando l'attuale livello di partenariato di sicurezza, affinché Tokyo abbandoni il programma GCAP (Global Combat Air Programme) per un cacciabombardiere di sesta generazione costruito con Italia e Regno Unito.
Sembrerebbe che anche i servizi segreti israeliani si siano mossi in tal senso, preoccupati dalla possibilità che nel progetto possa entrare anche l'Arabia Saudita, come si vocifera da mesi e come dimostrato da alcune dichiarazioni del presidente del Consiglio Giorgia Meloni a gennaio e del ministro degli Esteri Antonio Tajani a novembre 2024.
Gli Stati Uniti sarebbero preoccupati per il livello di autonomia che il Giappone otterrebbe grazie al GCAP: dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, Tokyo non ha acquistato nessun sistema d'arma straniero che non fosse di fabbricazione statunitense, e il complesso militare industriale Usa ha una forte impronta nelle forze armate nipponiche. L'industria nipponica, soprattutto quella aeronautica, è però vivace e ha una lunga tradizione di produzioni locali: oltre ad addestratori, il caccia F-2 è infatti un derivato dell'F-16 costruito dalla Mitsubishi Heavy Industries. Inoltre nel 2020, Tokyo ha lanciato il proprio programma F-X proprio per un caccia autoctono di nuova generazione che dovrebbe sostituire gli F-2. A novembre del 2022, il Giappone ha siglato, con Italia e Regno Unito, un accordo per lo sviluppo di un nuovo velivolo di sesta generazione – il GCAP – che ha ereditato il lavoro svolto sul programma britannico Tempest, a cui ha partecipato quasi da subito il nostro Paese.
Washington quindi teme di perdere la sua posizione di superiorità su un alleato fondamentale per lo scacchiere indo-pacifico, in quanto il partenariato per il GCAP sta sviluppando altre forme di collaborazioni industriali tra i suoi partecipanti: in ballo c'è anche la ricerca di un sostituto per l'addestratore nipponico T-4, e oltre al progetto locale (il T-X), il nostro T-346 di Leonardo ha una posizione di vantaggio anche per il fatto che i piloti giapponesi conoscono già la macchina, essendo utilizzata dal centro di addestramento sardo Ifts (International Flight Training School) che sta formando il personale di volo delle forze aeree del Sol Levante.
Secondo il quotidiano francese Intelligence Online, questo partenariato avrebbe raffreddato le relazioni diplomatiche tra Giappone e Stati Uniti, ma la notizia potrebbe essere frutto di disinformazione in quanto attualmente esiste un'accesa rivalità tra il programma anglo-italo-nipponico GCAP e quello franco-tedesco-spagnolo SCAF per i nuovi caccia europei, con Parigi e Berlino che non riescono a trovare un accordo definitivo di ripartizione del lavoro che possa lanciare il velivolo che sfiderebbe la sua controparte.
In effetti la stampa specializzata francese ultimamente sta attaccando la solidità del partenariato per il GCAP sottolineando e ingigantendo tutte quelle che sembrano le criticità dell'accordo, a cominciare proprio dai rapporti con Washington che però, qualche mese fa, aveva indirettamente espresso interesse per un'eventuale partecipazione al programma.
Del resto il caccia, che avrà un'architettura del tipo “sistema di sistemi”, si prospetta con prestazioni fuori del comune: un carico bellico doppio dell'F-35A e una “autonomia davvero estrema” che gli permetterebbe di attraversare l'Oceano Atlantico senza rifornimento in volo. Un caccia che quindi, per le distese immense del teatro Indo-Pacifico, sarebbe perfetto per le esigenze nipponiche, e che sarebbe pronto molto probabilmente prima del rivale statunitense F-47 e orientativamente a un prezzo minore. Vanno poi considerate le ricadute per le industrie nazionali partecipanti derivanti da un prodotto totalmente costruito in modo autonomo e paritario (33% per ciascun Paese), senza quindi la spada di Damocle di doversi affidare a una macchina statunitense per la quale non è prevista – per il momento – la progettazione e costruzione condivise.
Il GCAP ha il pregio di essere uno strumento per l'autonomia strategica, non solo europea, sia per le ricadute tecnologiche a livello industriale (sarà un salto quasi quantistico per l'industria aerospaziale e relativa filiera), sia per la gestione stessa della macchina, che permetterà di avere uno strumento all'avanguardia che solo pochi Paesi possono permettersi, e forse questa combinazione di fattori è proprio quanto temuto da Washington.
Il partenariato però, al di là di una certa propaganda, appare saldo: a dicembre 2023 è nato il Gigo (GCAP International Government
Organisation), presieduto dall'ex viceministro della Difesa giapponese Masami Oka, e le relazioni tra i tre Paesi, come testimoniato dallo stesso Oka durante la recente Aerospace Power Conference organizzata a Roma dall'Aeronautica Militare, sono solide.