La difficile arte di saper narrare in «prima persona»

Giuseppe Pontiggia (Como, 1934 - Milano, 2003), nel ’56 inizia la collaborazione con il Verri, la rivista d’avanguardia di Luciano Anceschi. Nel ’59 esordisce con il lungo racconto autobiografico La morte in banca. A metà degli anni Sessanta inizia la collaborazione con Adelphi - con la quale pubblica nel 1968 L’arte della fuga - e, in seguito con Mondadori, dove collabora, sin dal ’61 alla cura dell’Almanacco dello Specchio. Tra i suoi libri, Il giocatore invisibile (1978) , Il raggio d’ombra (1983), La grande sera (1989), le biografie di gente comune Vite di uomini non illustri (1993) e Nati due volte (2000) dedicato al tema del rapporto di un padre col figlio disabile. Prima persona (2002) raccoglie invece gli interventi che lo scrittore ha pubblicato sull’inserto culturale del Sole-24 ore: veri racconti in miniatura sugli argomenti più svariati. All’attività di narratore, Pontiggia affiancò un costante impegno critico con una serie di saggi su temi della narrativa (Pindaro, Lucano, Sallustio, Borges, Gadda, Sinisgalli), raccolti ne Il giardino delle Esperidi.

Altre raccolte sono: Le sabbie immobili, L’isola volante e I contemporanei del futuro. Da poco è stato invece pubblicato I classici in prima persona (Mondadori) che comprende due sue lezioni inedite sui classici. Nel 2004 Mondadori gli ha dedicato un Meridiano.

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