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Il difficile mestiere di far ridere E i clown scendono in strada

Se si prova a seguire un clown per le strade di Milano può accadere di tutto. Ad esempio può accadere che si entri in metropolitana e che in mezzo al vagone lui gridi a uno sconosciuto: «Gianni! Anche tu qui!». E che inizi così un’improvvisazione. Qualcuno ride. Qualcuno rimane paralizzato dallo stupore. Qualcuno si arrabbia. Molto. E lo aggredisce, gli strappa i manifesti, lo insulta. È successo in questi giorni, nella metropolitana di Milano, al clown Maurizio Accattato, direttore artistico del «Milano Clown Festival», e ai suoi giovani Clown Minimi. «Il mio è un lavoro anche rischioso - racconta Accattato -. La gente è così compressa che invece di sfogarsi con chi la fa stare male, aggredisce chi cerca un contatto di scambio».
I clown sono in giro per la città. Potreste incontrarli anche voi. Oltre a cercare di «reinserire la spina alle persone per far tornare loro la voglia di giocare», promuovono la terza edizione del Festival internazionale che quest’anno animerà il Carnevale di Milano. In tre giorni, 30 compagnie e artisti provenienti da tutta Europa si esibiranno all’Isola: nello chapiteau rosso con 500 posti a disposizione, poi a rotazione nei Teatri Sala Fontana e Sassetti, al Frida, all’aperto in piazza Minniti, sul sagrato del Santuario di Santa Maria alla Fontana, al Teatro Sacro Volto. Oltre 100 spettacoli (gratuiti), dal mattino a notte, con la conclusione delle serate insieme agli artisti allo Jodokabaret dell’ex Pini.
Prodotto e organizzato dall’Associazione Scuola di Arti Circensi e Teatrali, diretta da Accattato - attore, mimo, clown e regista che debuttò quasi vent’anni fa con Dario Fo -, il Festival è dedicato soprattutto ai giovani, con compagnie ad alto contenuto acrobatico come la Roc Kidz Crew, compagnia che unisce nei suoi streetshow hip hop, danza moderna e acrobazia. O come i Clown Minimi allevati da Accattato, adolescenti o già giovani laureati che finalmente non saranno più destinati solo a feste di bambini o convention, ma al vero teatro di strada.
«Alla scuola di clownerie, che ha sede in via Sebenico 21, lavoriamo con niente - spiega Accattato -. Usiamo l’aria, un cappello, ci mettiamo a correre, abbracciamo la gente. Chiunque può farlo. I maestri sono Patch Adams, Leo Bassi, Jodorowski, Jango Edwards, Paolo Nani. Tutti grandi nomi che sto cercando di portare a Milano quest’estate per un convegno sulla clownerie. In Italia ci sono clown camuffati da comici come Aldo, Giovanni e Giacomo, ma quest’arte non è riconosciuta.

Milano oltre che capitale della moda, può diventare capitale del teatro. E dell’amore. Il Festival vuole dimostrare che i clown non sono professionisti del divertimento, ma insegnano a giocare con la vita ed eliminare l’aggressività».

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