Il diktat Nei cartelloni elettorali c’è solo una faccia

Un uomo solo al comando: Renato Soru. E anche una faccia sola in campagna elettorale: sempre la sua e nessun altro. Conferma della sua sfrontatezza o segnale di difficoltà? L’ordine è suo e il commissario straordinario del partito democratico, il mite senatore Achille Passoni, ha dovuto piegare la testa. Sugli spazi elettorali messi a disposizione dai comuni della Sardegna in vista del voto del 15 e 16 febbraio, troveranno posto soltanto i manifesti di mister Tiscali. I candidati del Partito democratico resteranno nell’ombra. Si vedrà soltanto il faccione stempiato del governatore dimissionario.
Secondo Soru, la disposizione si spiega con i meccanismi del sistema elettorale che premia il candidato governatore: chi prevale conquista il premio di maggioranza che garantirà la governabilità e la stabilità dell’amministrazione. «Certamente è importante il risultato di ogni partito e dei singoli candidati, ma ancora più importante è la campagna elettorale del candidato presidente», ha commentato. Passoni ha dovuto adeguarsi. I candidati dei vari listini hanno dovuto prendere atto: tutti per Soru, Soru per tutti.
Ma l’ennesimo diktat del governatore uscente non è stato digerito affatto bene dai partiti che lo sostengono. A rafforzare il malcontento serpeggiante si sono aggiunte le dichiarazioni riportate ieri da Repubblica: un Soru pieno di sé come non mai si è scagliato contro i «castosauri», che altro non sarebbero se non una quindicina di leader sardi del Pd costretti a ritirare la candidatura alla Regione perché legati, secondo il Bill Gates di Sanluri, alla «sinistra sanitaria» e alla «sinistra immobiliare» sarda contribuendo a ingrossare la questione morale.

Uomini da decenni sulla scena politica indispettiti per essere stati liquidati dalle liste e scaricati dal loro leader.
In serata un Soru in grande imbarazzo ha diffuso una nota per ribadire fiducia e apprezzamento in tutti. Ma non è servita per dissipare il malumore diffuso nel centrosinistra.
SteFil

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