«Diliberto in Tv ci porta alla sconfitta»

da Roma

Se il comunismo rifuggiva dal dubbio e voleva ingabbiare l’incertezza, oggi il pericolo potrebbe dirsi scongiurato. Dubbi come se piovesse. È più comunista Oliviero Diliberto o gli alleati che vogliono impedirgli il confronto tv con Berlusconi? E l’Unione che lo annovera tra gli alleati più fedeli, può vergognarsi di chi incita a «non vergognarsi di falce e martello»? O ha ragione Mastella a temere «lo spostamento di voti moderati»? O Pannella, che accusa Berlusconi di «usare i “famigerati” comunisti, nei confronti dei quali scatena una risibile e grottesca campagna di pseudodemonizzazione»? Insomma, i comunisti fanno ancora paura? E chi ha paura dei comunisti?
Il premier Berlusconi neppure tanto, visto che attende il confronto a Matrix con Diliberto con un sorriso e un augurio: «Speriamo...». Dal suo punto di vista Diliberto ricambia: «So bene che Berlusconi cercherà di farci apparire tutti come comunisti, ma per la prima volta avrà di fronte un comunista vero, ahimé sono pochi in Italia, non sono molti come lui crede e capirà cosa significa il senso dello Stato...». Ottime credenziali, per i promessi duellanti. Eppure grande scompiglio nelle fila dell’Unione, dove si aggira lo spettro del comunista che fa il gioco del Re di Prussia. Sibillino Prodi: «Mi limito a osservare che nel 2001, alle scorse elezioni, Berlusconi non ha voluto fare dibattiti con nessuno. Ora, invece, lo vuole fare con tutti. Vuol dire che qualcosa è cambiato, qualcosa di molto importante...».
Molti cambiamenti sorprendono. Mai s’era udito il capogruppo dei senatori azzurri, Renato Schifani, difendere a spada tratta un «cosacco» alla Diliberto: «Dopo aver messo il bavaglio al presidente Berlusconi con la par condicio, ora quelli del centrosinistra, con un metodo di matrice stalinista, vorrebbero tappare la bocca anche a un loro alleato, che evidentemente ritengono molto scomodo». Anche dal quartier generale di Rifondazione la difesa è strenua: «Una volta che la sfida viene proposta, si accetta. Comunque». Sostiene difatti il verde Cento, «la ricerca di visibilità è legittima». Ma è proprio questo il fronte dolente. Secondo il dielle Carra, «la ricerca di visibilità è dannosa». Perentorio il ds Morri: «Diliberto non può rappresentare l’Unione in tv». Giulietti più tenero: «In una coalizione occorre coordinarsi...». La Rosa nel Pugno vede in Diliberto lo spettro di «Tafazzi spin doctor dell’Unione... Si sta costruendo scientificamente la sconfitta». Villetti paragona la sfida Berlusconi-Diliberto a un eventuale «Prodi-Mussolini». Mastella è preoccupatissimo perché i due «danno la caccia ai fantasmi, categorie che non ci sono più: Berlusconi al comunismo, Diliberto all’imperialismo americano».
Il più serafico allora resta proprio Diliberto che, alla convention Pdci, rispedisce vergogna ai vergognosi alleati. «Non c’è nulla di strano e bizzarro... Il confronto con Berlusconi l’hanno già fatto Bertinotti e Rutelli». A Mastella propone di fare un confronto con Berlusconi se teme per i moderati, «ma loro non devono temere nulla da me...». Ribadisce l’invito ai Ds a federarsi con la sinistra e non con i Dl («Siete più vicini a noi o agli ex dc?»).

Ma ribadisce soprattutto le tesi che fanno gridare allo scandalo: «Truculente non sono le mie espressioni, ma la guerra. Siamo attaccati come estremisti, ma ci limitiamo a dire la verità senza ipocrisie. Il Pdci ama l’America dei diritti, non l’amministrazione di Bush che promuove la guerra, ergo gronda sangue...».

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