La dinastia dei Romanov, brutalmente spazzata via dai bolscevichi a Ekaterinburg il 17 luglio 1918 nelle persone dell'ultimo Zar Nicola II e dei suoi familiari, ha regnato sulla Russia dal 1613 al 1917, dunque per poco più di tre secoli. Inaugurata da Michele I, resa moderna e corrusca da Pietro il Grande, innovatrice e frivola da Elisabetta e Caterina, guerriera da Alessandro I, aperta al nuovo con Alessandro II e finita nel sangue di Nicola II, è stata probabilmente la dinastia europea di maggior successo in epoca moderna, e certamente quella che più ha fornito elementi per un racconto delle sue vicende a tinte drammatiche.
Venti sovrani in trecentoquattro anni crearono un impero di dimensioni senza eguali nella storia umana se si esclude quello effimero e sui generis dei mongoli: alla fine del XIX secolo i Romanov regnavano su un sesto della superficie terrestre, quanto di più prossimo al sogno megalomane del dominio sul mondo sia mai stato raggiunto.
I Romanov incarnarono il dispotismo in tutti i suoi eccessi, con infinite leggende intessute tra rivalità familiari che non di rado sfociavano in assassinii, stravaganze imbarazzanti e un uso scriteriato (ma sempre mirato a un obiettivo concreto) della violenza. Sempre duro con i funzionari e i nemici, lo Zar doveva però essere sempre in grado di farsi idolatrare dal popolino, che nell'immensa Russia coincideva con la grande massa dei contadini poveri e legati alla terra come da un giogo. Cosa che puntualmente accadeva: lo Zar era sempre buono e santo (anche grazie a un sapiente stretto legame con la Chiesa ortodossa), un «piccolo Padre», termine che fu poi sfacciatamente recuperato per favorire il culto di Stalin, erede della rivoluzione che i Romanov li aveva fisicamente sterminati.
Imparentati con le dinastie regnanti di mezza Europa, i Romanov si ritrovarono come i loro illustri parenti oggetto della violenza degli anarchici - particolarmente virulenta in Russia - nell'Ottocento: sei degli ultimi dodici Zar morirono di morte violenta e nell'atroce scempio finale di Ekaterinburg morirono insieme diciotto membri della famiglia.
Passaggio storico finale che precedette la catastrofe dei Romanov fu il coinvolgimento nella Prima Guerra Mondiale, che vide la Russia schierata accanto a Francia, Inghilterra e Italia contro gli Imperi Centrali. Un'autolesionistica follia militarista decisa con tragica leggerezza e che chiuse nel sangue di milioni di uomini l'illusione della Belle Epoque. Tra quei milioni c'erano anche i Romanov, la cui dinastia si estinse di fatto.
Non così il loro sogno imperiale, portato avanti sotto altre spoglie dall'Unione Sovietica e oggi ripreso in una nuova versione nazionalistica da Vladimir Putin, che non disdegna di farsi chiamare Zar e sulle cui bandiere c'è lo stemma della defunta monarchia.RFab
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