Dio benedica Cordero Lui e i guappi di sinistra sono la fortuna del Cav

Caro Granzotto, non so se lei abbia avuto la (s)fortuna di leggere un libercolo dal titolo presuntuoso e un po’ cretino Il brodo delle undici, scritto da Franco Cordero, definito in copertina come «professore emerito di diritto penale» alla università La sapienza di Roma. Sarà anche emerito e capoccione, il nostro, ma in tutto il volume sostiene una tesi semplice semplice. Berlusconi è ignorante, probabilmente mafioso, amorale, con un unico progetto: assoggettare gli Italiani al suo volere e al suo potere, rincoglionirli con le sue cinque TV (gli manca solo Raitre, ma per poco), tanto i suoi elettori hanno quoziente intellettuale e culturale di un bimbo di undici anni (testuale nel testo e più volte il concetto è ripetuto). Per il prof. emerito Berlusconi è perfino «migliore» (nel senso che ne fa di peggio) di Mussolini, Franco, Pinochet, Stalin e Hitler e possiede una ricchezza personale pari a 20 miliardi di euri. Sarà il caso di regalare una calcolatrice all’autore, spiegandogli che 20 miliardi di euri corrispondono a 40mila miliardi in lire. (Se così fosse, cosa aspetta il Cavaliere a omaggiare il suo amico Carlo De Benedetti con 750 milioni di euri, circa 1.500 miseri miliardi di lire?). L’accordo politico fra Forza Italia e Lega nord è paragonato, dall’emerito, al patto Hitler-Stalin e, a questo punto, le risparmio il resto. Solo un rilievo: l’emerito, che ha uno stile da impiegato del catasto, (non me ne vogliano i Dipendenti del catasto, è solo un modo di dire riferito a certe loro schede tecniche... ) per mostrare al volgo ignorante quanto lui sia di un altro pianeta, ogni due o tre righe inserisce ora un termine francese, ora uno inglese, ora un motto latino, tutta roba rinvenibile in qualsiasi manuale di terza media. Una cafonaggine che noi, subumani sostenitori del Cavaliere, non avremmo mai commesso, così come il vezzo di autocitarsi, forse per vendere qualche copia in più. Berlusconi dovrebbe pubblicare a sue spese questa opera, fondamentale per obiettività e serenità di giudizio, e distribuirla gratis; ne riceverebbe un sicuro aumento del consenso che da 15 anni lo conforta. Quando si esagera nella demonizzazione dell'avversario, quando si inventano trame eversive improbabili e farlocche e si precipita la critica a livelli così infimi, non si ha più credibilità. Anche noi, con un livello culturale e intellettuale di un bimbo di undici anni, intuiamo la trappola e la malafede e ne stiamo alla larga.
Ospitaletto (Bs)

No, caro Sollazzi, non lessi quel libro. Me ne tenne lontano la sferzante recensione che ne fece il nostro Luigi Mascheroni (e mi dissi: oh no, la solita cordelleria). Però non manco di leggere il bollente, il forsennato Cordero pubblicista. Lo leggo e puntualmente finisce che mi frego le mani. Perché finché c’è lui, finché l’emerito scrive libri e articoli, finché ricopre nel seno della società civile il ruolo (reso immortale da Franca Valeri) della sora Augusta maritata Cecioni della cultura e della dialettica sinceramente democratica, Berlusconi è a posto. E noi con lui. L’antiberlusconismo guappo, strafottente e spudorato di Cordero rappresenta infatti il più efficace fertilizzante del berlusconismo. Sentirsi dire da uno strampalato di tal fatta che noi siamo mentecatti e che il Giornale «rode teschi, affinché ognuno sappia d’essere vulnerabile dai sicari» ci fa certi, fortissimamente certi, d’essere dalla parte migliore. Mentre la costanza con la quale l’emerito produce le sue sguaiate antiberlusconate unita alla sollecitudine con la quale Repubblica le onora in pagina, ci autorizza a guardare al futuro con animo sereno.

Con i Corderi e i loro onanismi antiberlusconiani la sinistra - è provato, carta canta - nella migliore delle ipotesi seguita a restare al palo. Dove ci piace resti. Per cui mi lasci dire, caro Solazzi: lunga vita all’emerito Franco Cordero (da Cuneo, proprio dove Totò fece il militare).

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