Diplomazia Ue e italiana sott’accusa Alemanno: stop alle nostre missioni

Roma«No a illazioni o diatribe interne che si sviluppano sulla pelle dei nostri connazionali a rischio». Il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, invoca silenzio e riservatezza uscendo dalla riunione dei 27 ministri della Ue tenuta a Copenaghen nella quale, finalmente, è stata posta sul tavolo dell’Europa tra le altre la questione dei marò arrestati in India. Terzi è finito sul banco degli imputati per conclamata carenza di autorevolezza nelle trattative dopo aver infilzato una tripletta negativa: l’arresto dei militari da parte delle autorità indiane, la liberazione abortita di Rossella Urru, l’ostaggio italiano ucciso in Nigeria. Non è il solo però perché in tutte queste vicende ha mostrato la sua preoccupante debolezza ancora una volta l’Europa «politica». Così accanto a Terzi è finita sotto accusa anche Catherine Ashton, capo della diplomazia Ue. Anche se entrambi sono espressione di un problema che non si risolverebbe certo con le loro dimissioni.
Terzi è stato bersagliato dalla destra di Francesco Storace alla sinistra di Nichi Vendola: dilettantismo, mancanza di autorevolezza le accuse più frequenti. Pure per l’ex ministro Andrea Ronchi il governo italiano ha «balbettato» in tutte queste vicende. In difesa di Terzi è intervenuto Gianfranco Fini, e non poteva essere altrimenti, che chiede di mettere a tacere le «polemiche strumentali nei confronti del governo». Per Fini «è interesse di tutto il paese... che si garantisca la libertà dei nostri militari e da che mondo e mondo sono obiettivi che si raggiungono se c’è il massimo dell’unità di un paese non se si dà vita a divisioni strumentali e pericolose».
Unità certo, ma c’è chi pensa che occorra mostrare maggiore decisione ponendo un preciso aut aut, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Non tanto all’India quanto ai nostri alleati europei troppo lenti e indifferenti. «Vogliamo che i due marò tornino a casa subito -dice Alemanno- Se non avremo adeguata solidarietà da parte degli alleati dobbiamo sospendere le nostre missioni di pace all’estero». Non è possibile, avverte Alemanno, che ci si ricordi dei nostri soldati quando «vanno in missione di pace in Bosnia, Palestina, Israele, Afghanistan» e che invece siano abbandonati quando «vien fatta loro prepotenza».
Ma Terzi assicura che ora le cose si stanno muovendo. È arrivato «un netto sostegno» dai partner europei. «Stiamo conducendo un’azione in modo molto discreto con una serie di partner e personalità che possono essere influenti -dichiara il titolare della Farnesina- Sarei un ingenuo a dire di più perché l’argomento è delicato e può essere politicamente strumentalizzato».

Due i principi da tenere saldi emersi durante la riunione di Copenaghen, spiega Terzi: «Tutelare il principio della libertà di navigazione in alto mare, in acque internazionali e riaffermare il diritto degli Stati che partecipano alle operazioni antipirateria e che prestano militari a veder riconosciuta una giurisdizione esclusiva per tutto quello che coinvolge le proprie forze armate».

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