«Direttore, le confesso: questa crisi mi sta aiutando...»

Caro direttore
la seguo praticamente tutti i giorni e spesso condivido le sue opinioni. Tutti noi ci accorgiamo di ciò che sta accadendo e quali ripercussioni questa crisi stia apportando a tutte le famiglie italiane. Molti si stanno preoccupando di come sarà il nostro futuro. Sinceramente sono dell'opinione che tutto questo quotidiano e ripetuto bombardamento mediatico da parte di quasi tutti i media sugli effetti disastrosi di questa crisi, hanno solo l'effetto di amplificare questa catastrofe. Cinicamente, per un comune cittadino come me che non aveva investito nulla in titoli di natura prettamente speculativa e che per il momento ha ancora un posto di lavoro, mi viene quasi da dire che la crisi mi sta in qualche modo aiutando. Le bollette elettriche e del gas stanno sensibilmente calando, i mutui si sono ridotti in modo piuttosto drastico così come erano saliti, si fanno degli ottimi affari quando bisogna fare degli acquisti dato che i commercianti hanno cominciato a essere più umani, fare il pieno alle nostre auto è poco dispendioso, e così via di questo passo. Pertanto la crisi ha anche per molti un risvolto positivo e se tutti la smettessero di urlare alla catastrofe sono del parere che la gente comincerebbe anche a spendere e consumare molto di più e l'economia comincerebbe quanto meno a riprendersi un po’.

«Caro Michele, lei ha perfettamente ragione. Ma stia attento a dire queste parole sul tram o al bar sport: le daranno dell’«ottimista berlusconiano». Che è un modo moderno per dire: beota. Che ci vuol fare? Va di moda così. Stamattina in riunione di redazione si discuteva delle ultime affermazioni del premier («sono preoccupato dalla crisi») e alcuni colleghi, anche fra i più preparati e esperti, strizzavano l’occhio: «Hai visto che ha smesso di essere ottimista anche lui... Lo dicevamo noi che la situazione è grave e non si può avere fiducia... ». Eh no, amici miei. È proprio perché la situazione è grave che bisogna avere fiducia. È proprio perché siamo di fronte a difficoltà di portata storica che bisogna reagire senza farsi prendere dal panico. Altro che «ottimismo cieco e un po’ incosciente»: questa è una bufala che hanno messo in giro i giornali di sinistra, dimenticando fra l’altro che è stato proprio il centrodestra a impostare tutta la campagna elettorale del 2008 sulle fosche previsioni dell’economia. Ricordate? Il libro di Tremonti, la paura e la speranza, il realismo dei comizi, così evidente che molti si chiedevano: dov’è finito il Berlusconi che aveva sempre il sole in tasca? Se c’è qualcuno che ha saputo prevedere per tempo quello che ci sta accadendo, bene, questo è l’attuale ministro dell’Economia. Il governo non ha sottovalutato la crisi, dunque. Ma ciò non toglie che, ora, per uscirne bisogna evitare di farsi travolgere dal catastrofismo. Proprio come fa lei. E come dovrebbero fare anche gli imprenditori. Qualche giorno fa mi hanno mostrato dei dati storici relativi alle esportazioni delle aziende italiane. «Lo vedi?», mi hanno detto, «le nostre esportazioni hanno retto, rispetto alle altre, anche con l’euro forte. E sai perché? Perché le nostre aziende si sono ristrutturate e specializzate. E sai perché si sono specializzate? Perché agli inizi degli anni Novanta non hanno più potuto affidarsi alla svalutazione. Non sembrava anche quella una crisi catastrofica?». Sì, in effetti, lo sembrava.

Ma a volte le crisi catastrofiche si possono anche chiamare opportunità.

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