Più di tre ore e mezzo per arrivare a Cremona da Milano. Una velocità media da gita in bici alla domenica, per prendere un po di aria. Quasi un piacere. E invece per i pendolari della tratta Milano-Cremona-Mantova è unodissea di 80 chilometri al chiuso delle carrozze dellennesimo treno lumaca. Proprio nel giorno in cui entra in vigore lorario estivo.
I malcapitati sono saliti sul convoglio laltro ieri a Milano alle 16 e 20. Poche centinaia di metri dopo la stazione di Codogno, però, il conducente è stato costretto a fermarsi. Locomotore in panne, treno bloccato. Fin qui nulla di anomalo per chi è abituato a viaggiare nei vagoni targati Trenitalia. Un guasto ci può sempre stare. Il peggio però arriva dopo.
I pendolari vengono invitati a rimanere in carrozza. Passano i minuti, ma il treno è sempre fermo in mezzo ai campi e sotto il sole cocente. Un bimbo di cinque mesi si sente male. Gli adulti cominciano a spazientirsi. Ma fino alle 18 e 30 il locomotore demergenza non arriverà.
I ritardi però generano altri ritardi, soprattutto se i binari non sono raddoppiati, ma unici. Così il treno successivo, partito da Milano alle 17 e 20, è costretto a deviare la sua corsa verso Piacenza, accumulando 90 minuti di ritardo sullorario previsto.
Nulla in confronto a chi ha avuto la sventura di salire sul treno precedente. Una volta arrivato il locomotore demergenza, i pendolari ritornano a Codogno e dopo alcuni minuti ripartono per Cremona, giungendo alla meta con 150 minuti di ritardo. Un tempo record. Il bimbo di cinque mesi è stato poi portato in pronto soccorso ormai a sera inoltrata.
«Pensare che proprio in questi giorni stavo notando un miglioramento del servizio - commenta ironico Matteo Casoni del Comitato In Orario, che raggruppa i pendolari della linea Milano-Cremona-Mantova -. Forse è perché ormai ai ritardi sotto i 15 minuti non ci facciamo neanche più caso». Sulla tratta non è certamente il primo guasto, anche se Casoni non vuole enfatizzare. «Ci può stare un inconveniente. Il problema è che Trenitalia non ha mai un piano demergenza per questo genere di situazioni. Forse anche perché non ascolta molto chi viaggia abitualmente. Lorario estivo, per esempio, è entrato in vigore senza neppure consultarci».
In questo senso basta raccontare lavventura dei pendolari di Ponte Adda, che dopo essere rimasti ad aspettare sotto il sole che il treno ripartisse da Codogno si sono visti annullare la loro fermata. Parcheggiati a 20 chilometri da casa, hanno dovuto chiamare amici e parenti in aiuto. Della serie: oltre al danno ecco la beffa.
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