Disarmano la polizia

Agenti pestati e indagati, veleni sui vertici del Viminale: è il caos

Scontri tra polizia e manifestanti durante il corteo degli studenti a Palermo
Scontri tra polizia e manifestanti durante il corteo degli studenti a Palermo

Bisogna che anche i poliziotti e i carabinie­ri, come noi giornalisti, se ne rendano conto in fretta: in Italia il clima è cambiato e occorre adeguarsi. Non è difficile. Basta lasciar­si trascinare dall’onda e assecondare i più forti che, in questo momento, sono particolarmente prepotenti. La moda in genere è preceduta da av­visaglie, vale la pena di imparare a coglierle. Noi gazzettieri abbiamo il naso lungo e, fiutando l’aria,abbiamo capito:non è più tempo di gioca­re con la libertà di stampa e stupidaggini simili. Conviene stare abbottonati per non andare in galera.

E voi, cari agenti e cari militari nei secoli fedeli, sbrigatevi a fare altrettanto, visto come vi trattano. Il vostro motto va aggiorna­to così: evitare grane. Pertanto, quando siete chiamati ad andare in piazza per se­dare tumulti, manifestazioni in procinto di degenerare, scontri eccetera tenete presente che il mondo vi guarda con oc­chi strabici. Macchine fotografiche e tele­camere sono puntate su di voi, pronte a scattare istantanee e a filmare le vostre gesta, trascurando ovviamente quelle dei dimostranti. Il giorno stesso, o quello successivo, il materiale visivo sarà usato contro di voi quale prova che siete dei pic­chiatori.

Siti internet, emittenti televisive e gior­nali divulgheranno immagini scioccan­ti: giovani sanguinanti, pestati, aggredi­ti, manganellati; inoltre, automobili ri­baltate, cassonetti rovesciati, nuvole di fumo lacrimogeno. E i commentatori gri­deranno: ecco i documenti inoppugnabi­li delle barbarie commesse dalle forze dell’ordine, fasciste e al servizio dei pa­droni. È successo anche giovedì in occa­sione delle proteste a Torino, Roma e Mi­lano, i cui partecipanti (non tutti per cari­tà), seguendo schemi collaudati in mez­zo secolo di casini organizzati e ormai tra­dizionali, hanno cominciato ad agitarsi: preludio di attacchi violenti. Infatti, di lì a poco, sono volate pietre sulle vostre teste opportunamente protette da caschi ac­conci.

La temperatura è salita: spintoni, tenta­tivi dei bravi ragazzi ( pure loro con casco integrale) di sfondare il cordone delle for­ze dell’ordine, atto a impedire ai dimo­stranti di colpire determinati obiettivi sensibili, e avanti coi tafferugli. Insom­ma, il solito film dal titolo: azioni isolate di provocatori. In casi come questo, la vo­stra reazione si basa sulla biblica legge del taglione: dente per dente. Ovvero, tu dai un pugno a me e io do una manganel­lata a te. Ma così non va più bene, amici poliziotti e carabinieri. Vi consiglio di passare dal Vecchio al Nuovo Testamen­to. Siate cristiani, ma anche laici. Come? Applicando al Vangelo la teoria darwinia­na dell’evoluzionismo. Non riuscite a porgere l’altra guancia perché la faccia è la faccia ed è istintivo salvarla? Voltatevi. E se il bravo giovane, che ha il diritto di protestare vivacemente, vi sferra un cal­cio nel sedere, pazienza, porgete l’altro gluteo.
D’ora in poi, siate gentili con chi vi pic­chia: consentite loro di sfogarsi, di spri­gionare attraverso i bicipiti l’energia gio­vanile che li rende inquieti e desiderosi di risolvere i problemi della società me­nando le mani. Non siate bruschi, alme­no voi. Un poliziotto si trova circondato da tre o quattro pugili dilettanti ansiosi di esercitare il loro sport preferito? Si rasse­gni a prendere qualche cazzotto, che sa­rà mai? Sempre meglio che finire sotto in­chiesta. I dimostranti minacciano di as­saltare il ministero della Giustizia? Pa­zienza. Tanto c’è sempre qualche sconsi­derato che la­ncia dalle finestre del palaz­zo tre o quattro lacrimogeni. L’importan­te è che voi non accettiate provocazioni. Non ce la fate a stare fermi? Rimanete im­mobili, perdinci, e incassate le botte. Un tizio vi rifila una sprangata sul capo? Edu­catamente, chiedete scusa e promettete: non lo farò più.

Anche ieri ci sono stati disordini. Sta­volta a Palermo. Avete sbagliato tutto pu­re lì. Se i bravi ragazzi sono incavolati ne­ri è inutile farsi in quattro per fermarli, persino pericoloso. Molto più vantaggio­so consentire loro di portare a termine la missione di distruggere tutto. Poverini, che male fanno? Sono esuberanti, rom­pono perché non pagano. Sono arrabbia­ti contro qualcuno non identificato, ma se vi mettete di mezzo voi è naturale che vi percuotano: si convincono che siate i nemici del popolo. Già, sono molto intel­ligenti.

Quarant’anni or sono, i contestatori sessantottini si comportarono allo stes­so modo: dapprima tempestarono gli agenti di monetine in segno di disprezzo, poi, per risparmiare, ripiegarono sui cu­betti di porfido offerti gratis dalle ammi­nistrazioni comunali, prelevandoli dalla pavimentazione stradale. Da ultimo, pas­sarono alle P38 e stecchirono vari vostri colleghi, ai quali, però, furono riservate esequie solenni per la gioia degli orfani e delle vedove. Se insistete a difendere lo Stato invece che i bravi ragazzi nervoset­ti, farete la stessa fine dei vostri predeces­sori trapassati. State calmi.

Beppe Grillo ha detto ai poliziotti: veni­te con noi anziché contro di noi.

Si può fa­re. Purché vi paghi lui lo stipendio (i soldi non gli mancano) al posto dello Stato, cui avete giurato fedeltà e da cui ricevete in cambio una miseria e tante umiliazioni.

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