«La vera discontinuità siamo noi di centrodestra, altro che Marta Vincenzi. Con lei, appena candidata a sindaco di Genova, la sinistra non fa altro che ripercorrere le strade, fruste e tortuose, del passato»: commenta così, a caldo, Michele Scandroglio, coordinatore regionale di Forza Italia, lannuncio proveniente dal quartier generale diessino che «lancia» lex Supermarta alle primarie dellUnione, in contrapposizione, per il momento, a Edoardo Sanguineti (sinistra radicale). Era stata proprio Marta Vincenzi a parlare di «discontinuità», ancor prima di stringere alle corde il potenziale avversario interno Mario Margini. E la dichiarazione era apparsa subito come una netta presa di distanza (o meglio, una clamorosa sconfessione) della politica amministrativa del sindaco uscente Giuseppe Pericu, ma senza specificare precise proposte alternative. Una «discontinuità» sbandierata come segnale, dunque, più che come progetto programmatico, e da inviare sì agli iscritti, ma soprattutto ai vertici locali della Quercia, molto poco felici di sponsorizzare lex presidente della Provincia e attuale parlamentare europea.
A giudizio di Scandroglio, Marta Vincenzi fa solo slogan, mentre la discontinuità vera, la rottura col passato che ha tartassato in tutti sensi (compreso quello dei balzelli fiscali) i cittadini genovesi può essere interpretata solo da un sindaco espressione della Casa delle libertà. «Abbiamo assistito - sottolinea il coordinatore regionale ligure degli azzurri - alla convenzione dei Ds allo Sheraton che ha consacrato, si fa per dire, la candidatura di Marta Vincenzi. Una spartizione in piena regola: più evidente è stata la preoccupazione per le poltrone, meno quella per i problemi della città. Le primarie del 4 febbraio, sempre che non siano la solita farsa e nascondano decisioni romane, potrebbero ancora sortire qualche effetto sorpresa.
«La discontinuità siamo noi»
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