RomaDiscriminazione al contrario al Gay Village di Roma. «Sei eterosessuale? Non entri». Doveva essere un evento musicale speciale quello di mercoledì sera nella manifestazione estiva dedicata agli omosessuali e alla tolleranza: una festa per ricordare una dj scomparsa la scorsa settimana, Lucia Santoro, meglio conosciuta come Lusky dj. Ma il buttafuori prima, gli organizzatori dopo, sbarrano laccesso a quattro ragazzi che vogliono entrare per raggiungere due amici. Motivo? «È evidente che non siete vestiti come noi». Quindi: no gay, no party. Inutili le proteste. «Siamo stati insultati, hanno detto che eravamo cafoni e maleducati». Siamo al Parco del Ninfeo allEur, la serata è a ingresso libero. A raccontare la vicenda paradossale Claudio Colica, 21 anni, studente in Scienze delle Comunicazioni: «Avevamo accolto linvito annunciato ai microfoni del villaggio il sabato precedente - ricorda Claudio -, programmato per il 25 agosto, il giorno del compleanno della dj scomparsa. Decidiamo, quindi, di andare. La mia ragazza ci precede assieme a un amico. Quando arriviamo in via delle Tre Fontane laddetto alla sicurezza ci blocca. Davanti allingresso ci sono diverse persone in attesa di entrare». Il bodyguard, secondo i ragazzi, chiede: «Quanti siete?». «Quattro», risponde Fulvio, uno del gruppo. «Chi fra tutti questi?», incalza lenergumeno. Claudio e gli altri rispondono, si guardano sbigottiti. «A quel punto il buttafuori - continua a spiegare Claudio - senza nemmeno parlare fa segno di no con lindice della mano. Scuotendo la testa volta le spalle e continua a impedirci laccesso. Noi chiediamo spiegazioni». Sempre secondo i protagonisti, laddetto alla «selezione» avrebbe motivato il niet con i vestiti indossati. «Si vede lontano un miglio che non siete gay. Non entrate». Ma i quattro non ci stanno: «Allinterno della festa ci sono due amici - dice Claudio -, la mia fidanzata. Non potete lasciarci fuori». Intervengono anche due persone dellorganizzazione. «Sono arrivati alla porta di ingresso tenendo in mano delle cartelline - aggiunge Fulvio Federico Farina, 21 anni, fonico -. Sono state ancora più categoriche nel negarci laccesso dicendo che eravamo eterosessuali e quindi non potevamo entrare». «Non dovrebbe essere il Gay Village - si chiedono i due - un esempio di tolleranza e apertura mentale? Non dovrebbe essere il luogo in cui comunità gay ed etero si incontrano per superare vecchi steccati ideologici e auto-ghettizzanti?». Cade dalle nuvole Imma Battaglia, dellorganizzazione del Gay Village: «Alle volte basta unincomprensione - ipotizza - per trasformare la nostra esigenza di evitare lingresso di possibili provocatori in unesclusione».
La Battaglia comunque promette di approfondire lepisodio e chiede scusa agli etero «discriminati»: «Li invito a tornare, saranno i benvenuti. Non vedo lora di mostrare loro che il Gay Village è il luogo dellapertura, non della chiusura».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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