Cultura e Spettacoli

Disney fa tornare la voglia di Natale

Il nuovo skow della Walt Disney ripropone in scena i personaggi popolari dei cartoni animati

Disney fa tornare la voglia di Natale

Senigallia - Amanti della scepsi, i francesi mandano a dire via teleschermo che Babbo Natale non esiste (e in prima serata, i bambini hanno pianto). Gli americani, invece, alle porte di Natale tirano giù il Gotha topolinesco e ne fanno un musical rutilante, che rimanda i piccoli fans al mondo televisivo, popolato da Pippo, Pluto e Paperino. È Playhouse Disney Live!, lo show targato eredi di Zio Walt e improntato allo spirito positivista made in Usa, che andrà in tour fino a febbraio per tutto lo Stivale (partenza il 1° Dicembre da Milano, al Palasharp, poi Roma, Napoli, Bari, Trieste, Genova, Torino, Padova, Firenze, Casalecchio di Reno e Ancona). Per la prima volta in Italia, lo spettacolo dedicato ai bambini in età prescolare (dai 2 ai 5 anni circa) nasce all’insegna di un delizioso spirito empatico: i genitori o chi per loro accompagni i piccoli a scatenarsi per due ore abbondanti, vengono infatti chiamati a partecipare, in un’interazione ripetuta. E siccome, man mano che crescono, gli juniores ampliano il proprio distacco dal mondo genitoriale, ecco un’occasione per vivere insieme un’esperienza di fantasia.

«Io ci sarò/ Tu ci sarai!», canta la Postina sul palco, mentre consegna varie lettere d’invito alla festa nel Bosco dei Cento Acri. E i bambini, ieri, all’anteprima tenutasi al Teatro «La Fenice», hanno ritrovato con entusiasmo i loro beniamini tv: da Winnie the Pooh, l’orsetto goloso del miele altrui, a Manny Tuttofare, lo scanzonato giovane operaio, che gira con una cassetta piena di attrezzi parlanti (poi, sparati sullo schermo, arriveranno pinze, martelli e cacciavite animati), sfilano con brio naturale gli eroi tv della serie disneyana. La prima parte dello spettacolo, comunque una forma d’intrattenimento a sfondo educativo, serve a scaldare l’atmosfera. Sicchè la Postina-imbonitrice scandisce le parole magiche di Topolino («Tiska Tuska Topolino»), seguita da un coretto, che lascia intuire un legame tra il mondo virtuale dello stream televisivo e quello animato, dei ballerini (tutti all american) travestiti da Minnie o Paperino.

Squilla un telefono ed è la voce di Topolino; sbarca un’astronave e sono gli Einsteins a farla decollare di nuovo, battendosi le mani sulle gambe, proprio come fanno gli spettatori. Se non si fosse inclini al buonumore, si potrebbe evocare un’atmosfera da parata di massa, perché impressiona il ping-pong carismatico tra i minispettatori, persi dietro alle formule ripetute, e la Postina-maieuta sul palco. Ma tant’è: il musical resta, in ogni caso, una perfetta macchina da guerra, dove l’intrattenimento va perseguito a ogni costo. Al di là delle riflessioni (e sarà interessante, per ogni genitore, scoprire se ha un bambino facile al coinvolgimento di massa, oppure più renitente alla partecipazione di gruppo), resta l’operazione di rendere più presenti, in carne e pelouche, l’amabile Piggy, con tanto di tutina rosa a strisce e lo svagato Tigro, pronto a cantare «una felicità/che di sponda in sponda se ne va». L’aspetto pedagogico del Playhouse Disney Live! consiste in quella guida all’ascolto, per esempio, di cosa sia musica.
«Che aspetto ha la musica? È tonda, curva, piatta?», s’interroga Winnie the Pooh, per concludere infine che la musica si ascolta con le orecchie.

Non è mai troppo presto per introdurre il baby all’ascolto di Mozart, così ben vengano le note mozartiane più orecchiabili, anche riflesse sulle pareti intorno. E il suono del vento o d’una rana andranno anche sentiti, con uguale attenzione. Grazie alla combinazione tra storie originali e personaggi, lo show spinge il pedale dell’apprendimento di forme, colori e numeri («La casa di Topolino»), senza dimenticare le prime parole in inglese («Manny»).

Naturalmente, se uno non è pronto a saltare con Tigro e i suoi amici, o a cantare certe formulette da Tiska Tuska Party, abbandonandosi al mare di zucchero Disney, è meglio che rinunci.

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