da Roma
Il tasso di disoccupazione 2006 scende al 6,8%, il minimo storico dal 1993, anno in cui lIstat ha incominciato le attuali serie statistiche. Rispetto al 2005, loccupazione è cresciuta dell1,9%, con un incremento di 425mila unità. Secondo lIstituto di statistica, laumento è dovuto per il 46% alloccupazione a tempo determinato e per il 28% alloccupazione a tempo pieno degli stranieri: sono infatti 178mila gli immigrati regolarizzati nel loro nuovo posto di lavoro. Diminuisce persino la disoccupazione giovanile (meno 2,4% rispetto al 2005), mentre cresce loccupazione part time (+5,4%) grazie soprattutto alla componente femminile. Nel quarto trimestre, il miglioramento delloccupazione è stato pari allo 0,2%.
Un quadro complessivo di forte miglioramento, quello tracciato dallIstat, soprattutto quando si ricordi che nel 2000 la disoccupazione era ancora a dopia cifra (10,1%). Da allora il tasso di disoccupazione è progressivamente sceso, fino a toccare il minimo del 6,8% dellanno scorso, contro il 7,7% del 2005. Una tendenza che dovrebbe proseguire anche questanno, anche se forse a ritmo più lento rispetto al picco del 2006. La diffusione delle flessibilità, spiega a sua volta lIsae, continua a rappresentare una componente significativa nellespansione degli occupati. Loccupazione temporanea è cresciuta del 9% (+191mila unità rispetto al 2005) ed il part time ha consentito a molte donne lingresso nel mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione nel Mezzogiorno scende di quasi due punti, dal 14% del 2005 al 12,2%. Permane tuttavia il fenomeno della minor ricerca di lavoro.
I dati, che confermano i buoni risultati della flessibilità adottata negli ultimi anni, vengono commentati con parziale soddisfazione dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano. «Mi conforta laumento del tasso di attività - commenta - ma sulla disoccupazione non posso ignorare che la nuova contabilità considera rapporti di lavoro anche quelli saltuari». Resta dunque la pregiudiziale ideologica sulle flessibilità introdotte dalla legge Biagi, mentre Gianni Alemanno (An) dice che «il dato sulloccupazione è un ulteriore segnale del successo delle politiche del governo Berlusconi, e rappresenta un motivo in più per non smantellare la Biagi».
I numeri dellIstat sulle forze di lavoro «rappresentano il miglior modo di onorare Marco Biagi a cinque anni dalla morte», afferma lex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi. «Ci vorrebbe ora una gran faccia tosta per pretendere di tornare indietro - continua - e in tal caso, il centrodestra difenderà la legge Biagi al Senato con ogni mezzo parlamentare». Sacconi evidenzia, fra i numerosi dati positivi, quelli che riguardano laumento delloccupazione fra i cinquantenni e fra i giovani. Rilevante anche il calo (meno 2,6%) della disoccupazione di lunga durata.
Cgil, Cisl e Uil non sembrabo però soddisfatte. Per i sindacati, la cifra di tutti questi buoni risultati è la precarietà delloccupazione. Forse preferiscono la disoccupazione a doppia cifra dei decenni precedenti.
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