Il dittatore rosso si finanzia al supermercato del terrore

Missili, consulenza per i siti nucleari, armi e bunker sono i fiori all’occhiello della mercanzia del terrore esportata dalla Corea del Nord. I “clienti” sono paesi come l’Iran, la Siria e il Pakistan, ma pure gruppi armati alla stregua di Hezbollah e le defunte Tigri tamil. La tecnologia del missile nordcoreano Nodong è stata venduta all’Iran e al Pakistan. Gli iraniani hanno sviluppato lo Shebab 3, con 1.300 chilometri di gittata, grazie all’aiuto di Pyongyang. Fin dal 2006 il sottosegretario di Stato Usa per il controllo degli armamenti, Robert Joseph, denunciava che «la Corea del Nord è la principale fornitrice della tecnologia per i missili balistici iraniani». I pachistani, invece, hanno sfruttato il know how nordcoreano per sviluppare il missile Ghauri che può colpire in profondità il territorio indiano con una testata nucleare. In cambio, nonostante le smentite di Islamabad, il regime stalinista di Pyongyang sarebbe stato aiutato nella corsa al nucleare.
All’inizio i missili nordcoreani venivano contrabbandati via mare. Uno dei casi più eclatanti fu scoperto nel 2002 quando una nave nord coreana venne bloccata nel golfo di Aden da unità da guerra spagnole. La stiva della Sosang nascondeva missili Scud apparentemente diretti verso lo Yemen. Il sospetto è che il vero compratore fosse Saddam Hussein o addirittura Al Qaida. L’aumento dei controlli dovuti alle sanzioni ha fatto cambiare sistema. I satelliti americani sono riusciti a fotografate aerei da trasporto militari provenienti dal Pakistan, che caricavano tecnologia missilistica nella Corea del Nord.
L’esperienza nucleare dei tecnici di Pyongyang è servita alla Siria per tentare di aprire un sito per l’arricchimento dell’uranio. Anche in questo caso l’arrivo nel porto di Tartous di una nave battente bandiera nordcoreana ha fatto scattare il conto alla rovescia per un attacco aereo israeliano. Il sito supersegreto nel nord est della Siria è stato distrutto nel settembre del 2007. In Iran, invece, uno dei centri sospetti per il programma nucleare militare è l’impianto sotterraneo di Chalus. I tecnici nordcoreani avrebbero aiutato a costruirlo nel cuore delle montagne Alborz. «Esiste il timore che la Corea del Nord e l’Iran abbiano condiviso i dati nel campo nucleare, come hanno fatto per i missili balistici», ha dichiarato l’ex sottosegretario Usa John Bolton.
La bravura nordcoreana per gli impianti sotterranei è servita agli Hezbollah per costruire una rete di bunker “invisibili” nel Libano meridionale, che hanno in parte resistito alla guerra con Israele del 2006. Lo scorso aprile una trentina di ebrei americani, vittime dei razzi delle milizie sciite lanciati in Galilea, hanno presentato un esposto alla corte distrettuale di Washington contro la Corea del Nord. La denuncia cita un rapporto del Congresso Usa che parla di «25 chilometri di bunker sotterranei utilizzati da Hezbollah per muovere le proprie truppe». Costruiti grazie all’esperienza nordcoreana. Le vittime della guerra del 2006 chiedono 100 milioni di dollari di danni al governo di Pyongyang. Non solo: un centinaio di commando sciiti libanesi sarebbero stati addestrati dai corpi speciali nordcoreani nell’ultimo regno stalinista.

Armi leggere e contro carro nordcoreane sono state sequestrate al largo dello Sri Lanka dirette alle Tigri tamil, i guerriglieri separatisti bollati come terroristi dalla comunità internazionale, che la scorsa settimana sono stati spazzati via dai governativi dopo trent’anni di guerra.

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