Divieti e prezzi alti, l’Isola dei Navigli fa flop

Il traffico stradale è il peggiore, poi fabbriche e disco, in coda aerei e treni

Laura Sonzogni

«La colpa è dei divieti» tuonano gli esercenti. Nient’affatto, fanno eco i residenti e anzi «finalmente la gente comincia a stancarsi di questa offerta sempre uguale a se stessa». Nell’eterno dualismo tra gestori dei locali e abitanti della zona, una cosa mette d’accordo tutti: quest’anno l’isola pedonale dei Navigli è stata un flop. «Il venti per cento di fatturato in meno rispetto allo scorso anno» dice Daniele Gionta, presidente dell’associazione «Navigli Domani» e titolare del locale Pancho Villa, che punta il dito contro il ritardo nell’apertura dell’isola. «Avevo preso contatti con diverse band musicali che avrebbero sicuramente attirato un bel po’ di gente, ma, visti i temporeggiamenti del Comune gli accordi sono saltati. Insieme all’intrattenimento, anche i consumatori si sono spostati altrove. E in ogni caso saremmo stati obbligati a interrompere la musica a mezzanotte, come imposto dal regolamento comunale». I ritardi e i divieti c’entrano poco per Veronica Di Giovine di El Tropico Latino: «Le presenze sono in calo da due tre anni - dice -. Quest’anno il maltempo non ci ha certamente aiutato, anche se per un bilancio definitivo aspetto la fine della stagione». La crisi c’è e si sente, come conferma anche Miriam Mandrisi, che da anni frequenta i Navigli con la sua compagnia: «In passato venivamo più spesso, ma entrare nei locali è diventato impossibile, costano troppo - dice -. Molte delle nostre serate finiscono a casa mia a bere una birra e giocare alla Playstation o al Karaoke». Secondo Marilena Gritti, invece, la colpa è dei parcheggi: «Ho molti amici che si rifiutano di venire qui perché devono impazzire prima di riuscire a trovare un posteggio libero». Non usa mezzi termini Raffaele Gennaro, gestore della birreria Pontell: «È andata malissimo e possiamo ringraziare il Comune che ha bloccato i lavori per i parcheggi - dice -. La gente si stanca di dover girare un’ora in macchina e, alla fine, la birra va a bersela a Buccinasco».
Cantano vittoria i residenti: «Non siamo contrari all’isola pedonale ma a come è stata intesa fino ad oggi - precisa Gabriella Valassina del comitato dei Navigli-. Di anno in anno si moltiplicano i locali notturni, mentre stanno scomparendo le botteghe artigianali, gli studi dei pittori ma anche i piccoli negozi in cui noi residenti potevamo fare la spesa». Insomma, scomparsa la tradizione, i Navigli sono ormai in balia del pubblico della notte: «I locali aprono e chiudono a ritmi incredibili - spiega la pittrice Elsa Bianchi, un piccolo laboratorio lungo il Naviglio Grande -. Non sono per nulla selezionati e spesso si è scoperto che nascondevano delle attività illegali. Questo quadro - continua - trae ispirazione proprio da questo problema». E mostra un dipinto dove, sull’ingresso di un locale, troneggia la scritta «Chiuso per spaccio». Il calo di presenze, ammettono i residenti, c’è stato e forse per questo anche gli schiamazzi notturni sono diminuiti. Nonostante questo le loro notti continuano a rimanere bianche: «Alle due i locali cominciano a sbaraccare i loro tavoli - racconta Giorgio Pastore, uno dei pochi antiquari rimasti nella zona (ma sulla sua testa pende uno sfratto esecutivo)-. Poi è la volta degli abusivi, infine passano a pulire le strade e, alla mattina mi sveglio con tre ore scarse di sonno».

I problemi veri però sono altri: «Ma vi pare che un’insegna come quella possa stare su un palazzo del Settecento?» dice indicando una grossa scritta verde fosforescente. Ormai, è la sua mesta conclusione, anche lungo gli storici Navigli si fatica a trovare qualcuno che sappia cucinare una vera cotoletta alla milanese.

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