Divorziati, ma i figli restano di tutti e due

Le decisioni più importanti dovranno essere assunte di comune accordo

Francesca Angeli

da Roma

Genitori per sempre. Basta con i vincoli, gli orari e i papà da un weekend sì e uno no. È stata necessaria una seduta notturna della Commissione Infanzia e Giustizia del Senato per approvare il testo sull’affido condiviso: una legge molto attesa ma anche controversa che però, almeno nel principio di fondo la cosiddetta bigenitorialità, è apprezzata da tutti e segna un punto di svolta nel diritto di famiglia. Hanno votato a favore la maggioranza e la Margherita, si sono astenuti invece i Ds e i Verdi. Il presidente di Commissione, Ettore Bucciero di Alleanza Nazionale, sottolinea che la legge è perfettibile ma che si è voluto «dare un segnale affinché nella crisi della coppia non debbano mai rimetterci i figli». Per Bucciero restano in sospeso questioni importanti come la sospensione «del diritto di assegnazione della casa nel caso in cui l’ex coniuge vi conviva more uxorio o contragga nuovo matrimonio».
La novità di rottura rispetto al passato è che la potestà sui figli è esercitata in comune da tutti e due i genitori e dunque tutte le decisioni e le scelte in materia di istruzione, educazione e salute devono essere prese di comune accordo. Il giudice può anche stabilire, su questioni di ordinaria amministrazione che i genitori esercitino separatamente la podestà.
Tutto dovrà essere condiviso, anche le spese. Ciascuno dei genitori provvede al mantenimento dei figli in misura proporzionale al proprio reddito. Il giudice può imporre, quando necessario, il pagamento di un assegno periodico al fine di realizzare il principio di proporzionalità delle spese. Principio che deve tener conto delle esigenze del figlio, del tenore di vita goduto prima della separazione, dei tempi di permanenza presso ciascun genitore, delle risorse economiche di entrambi e del costo economico dei compiti domestici e di cura che sono stati presi in carico da ciascun genitore.
Affidamento condiviso sempre e comunque? La nuova legge prevede che il giudice disponga l’affidamento dei figli ad un solo genitore quando la condivisione venga valutata come contraria all’interesse del minore. Entrambi i genitori possono avanzare questa richiesta in qualsiasi momento e mantengono comunque il diritto di chiedere la revisione delle disposizioni che li riguardano compreso l’esercizio della potestà. Il godimento della casa acquistata dalla famiglia è attribuito ad uno dei due coniugi tenendo prioritariamente conto dell'interesse dei figli. Se uno dei due genitori cambia residenza o domicilio e il cambiamento può interferire nelle modalità dell’affidamento l’altro può chiedere la ridefinizione degli accordi, compresi quelli economici. Quando i figli diventano maggiorenni sarà ancora una volta il giudice a disporre il pagamento di un assegno per quelli che non sono economicamente indipendenti. Che cosa succede se i genitori non sono d’accordo? Tocca sempre al giudice risolvere le controversie. In caso di gravi atti che arrechino pregiudizio al minore il giudice può intervenire sulle intese, ammonire il genitore inadempiente e disporre un risarcimento dei danni per il minore o per l’altro genitore. Le sanzioni per il genitore inadempiente vanno da un minimo di 75 euro ad un massimo di cinquemila.


Per il presidente dell’associazione Figli negati, Giorgio Ceccarelli «un aspetto importante è che ai nonni viene garantito il diritto di visita ma il tallone d’Achille della legge è la mancanza di sanzioni efficaci per il genitore inadempiente: senza ammenda la legge è come morta».

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