È la guerra, europea, delle toghe: avvocati contro notai. I signori della difesa dicono no. Quella proposta di mettere i notai al posto degli avvocati per le separazioni consensuali non va giù. Eppure il problema è sempre quello: cinque milioni di cause civili arretrate. È lo «zaino di piombo» della giustizia che preoccupa anche l’Unione Europea. Le pratiche arretrate sono sempre tante, troppe, più di tutti gli altri Stati europei. E allora ecco che per snellire arriva la proposta dal ministro della Giustizia Alfano, un’idea, quasi un lampo, gettata lì in chiusura della prima riunione del nuovo Consiglio dei notai agli inizi di luglio: «consultazione permanente con il notariato per individuare soluzioni per il funzionamento della giustizia civile». Il ministro vuole individuare nuove competenze da assegnare ai notai per alleggerire il lavoro dei magistrati. Insomma, la separazione dal notaio anziché in tribunale, ma solo se è consensuale e se non ci sono figli in mezzo da tutelare. È solo un’ipotesi ma basta a far insorgere gli avvocati.
Paolo Giuggioli, il presidente dell’ordine degli avvocati di Milano salta sulla sedia quando legge la notizia. «Ma come? Si vuole dare del lavoro a chi guadagna già dieci volte più di noi? Al momento si parla di giudici, ma è ovvio che il passo è breve, coi notai a gestire le pratiche noi avvocati non saremo più coinvolti». E loro non vogliono passare palla. «No, noi siamo fermamente contrari e lo dimostreremo. Stiamo riunendo le forze, abbiamo chiesto chiarimenti urgenti, ci stiamo attivando per lanciare l’allarme tutti insieme». Soffiano venti di guerra, gli avvocati fanno gruppo, si incontrano tra i corridoi e parlano. «Abbiamo ricevuto centinaia di adesioni, gli ordini degli avvocati di tutta Italia sono con noi», dice Giuggioli. È una mobilitazione generale. C’è una delibera che chiede ufficialmente chiarezza. «Vogliamo prima di tutto capire, vederci chiaro. Possibile che nessuno ci abbia ancora parlato, che l’Avvocatura sia venuta a conoscenza della proposta di Alfano solo leggendo i giornali?». Eppure l’idea era venuta fuori nel 2009. Un’indagine dell’Eurispes lo aveva dimostrato: se i divorzi li facessero i notai si risparmierebbe fino a un miliardo di euro all’anno. «Ma chi lo dice che i costi sarebbero inferiori?», si chiede il presidente degli avvocati milanesi.
Da parte loro, i notai preferiscono tacere. Al telefono preferiscono dire «No comment. Alfano ha lanciato l’idea di aprire un tavolo di confronto permanente. Al momento non ci sono elementi per commentare». Un chiusura, quella dei notai che si è fatta di giorno in giorno più tenace. Intanto nei tribunali cresce la rabbia: «Non può essere, non può finire così. L’arretrato deve restare tra noi», dice Giuggioli. «Il problema dell’arretrato in effetti esiste, nessuno lo nega, ma queste cause devono essere smaltite qui, e il prima possibile. Non ha senso che vadano a finire nelle mani di notai. E poi noi cosa stiamo qui a fare?». Nei corridoi della nona sezione di Milano c’è agitazione. «La soluzione non sono i notai, ma lo sbarramento. Solo così i tempi si potrebbero dimezzare e le pratiche smaltire» dice un avvocato milanese. È Giuggioli che ribadisce: «Ci sono avvocati più che specializzati, che da anni si occupano di separazioni, di come arrivare a raggiungere un accordo tra moglie e marito. Non si può certo paragonare una separazione con la vendita di una casa».
Il giorno della riunione con Alfano era stato Giancarlo Laurini, il presidente del Consiglio dei notai a sbilanciarsi: «I dati dimostrano che laddove come categoria siamo stati chiamati a coadiuvare i giudici, le cose hanno funzionato bene. All’estero ci sono Paesi nei quali l’intera separazione e anche il divorzio sono affidati ai notai». Un argomento che fa infuriare gli avvocati.
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