da Milano
Sette mesi di carcere («a due gradi sotto zero») e soprattutto laccusa più infamante di tutti per un agente segreto: divulgazione di segreti di Stato. Ora Marco Mancini, fino al luglio 2006 capo della divisione Operazioni del Sismi, parte al contrattacco: e in una istanza depositata ieri alla Procura di Milano chiede che il processo a suo carico venga archiviato. Motivo: tutti i ventuno «segreti di Stato» che Mancini è accusato di avere passato a Telecom sarebbero risultati, ad una attenta verifica, del tutto immaginari. Delle bufale, insomma, di cui non cè traccia negli archivi nè del Sismi nè dei servizi segreti alleati.
Listanza depositata ricostruisce le indagini difensive svolte dai legali di Mancini, il cui arresto venne disposto sulla base delle accuse di Emanuele Cipriani, investigatore privato al soldo di Telecom. Era stato Cipriani a raccontare ai pm di avere ricevuto i 21 documenti segreti da Mancini e di averli poi girati (in cambio di 300mila sterline) a Telecom. I 21 documenti sono stati passati al microscopio dai legali di Mancini, chiedendo e ottenendo risposte dai nuovi vertici dellAise (il servizio segreto militare, ex Sismi, al ministero dellInterno e allambasciata Usa. Risultato, secondo listanza: una smentita pressoché integrale dellautenticità delle «veline»: tra le quali ci sarebbe anche una leggenda circolante da anni su Internet.
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