«Dobbiamo migliorare tutto, ma va bene così»

«Sono molto soddisfatto soprattutto del team meteo che ha previsto alla perfezione i cambiamenti di vento»

da Valencia

L'australiano James Spithill, 27 anni, giovane timoniere di Luna Rossa, a Valencia è considerato il più efficace della nuova generazione assieme a Iain Percy, inglese che ha tre anni più di James, ma una barca molto più lenta sotto il sedere: che non significa solo scafo, ma anche vele nuove e tutto il resto. Gli altri timonieri, saldamente aggrappati alle ruote, si avvicinano a grandi passi ai cinquanta, che nello sport attivo è un po' oltre l'età della maturità. Ma tant'è, per stare al timone conta più il neurone dell'ormone e allora anche con la testa grigia ci si può difendere bene.
James la classifica di questi Act dice la verità sulla velocità delle barche?
«La nostra barca è in acqua da poco e c'è un bel margine di miglioramento, dobbiamo renderla più veloce. Alinghi di sicuro è ancora il più forte, resta il sindacato da battere, sono ancora vivi... e dunque abbiamo un grande lavoro da fare».
Le condizioni di vento di questi giorni sono quelle che vi aspettate durante la Coppa, sono test realistici?
«Non del tutto, ci aspettavamo più vento, sopra i dieci nodi. Abbiamo un altro Act da fare prima dell'estate, è sarà molto importante per capire davvero che salto di qualità serve per essere competitivi il prossimo anno».
Quale andatura dovete migliorare? Bolina, poppa?
«Tutto, dobbiamo migliorare tutto, ovviamente. Come succede con ogni barca. Più navighi su una barca, più la rendi veloce, ma siamo contenti di questa Luna, la sentiamo crescere ogni giorno».
Come le sono sembrate Emirates Team New Zealand e Bmw Oracle?
«Molto diverse visivamente, ma con prestazioni molto vicine. Sia nel match race, sia in flotta sono state regate molto ravvicinate, piccoli margini in cui conterà tanto l'equipaggio e dobbiamo preparare anche quel settore. Sono molto soddisfatto delle indicazioni che ci ha dato il team meteo, hanno previsto meglio di altre squadre i salti di vento che su questo campo sono lievi, ma determinanti per il risultato finale».
Crede che Alinghi con queste vittorie così determinate abbia voluto mettervi pressione, innervosirvi? In fondo, poteva solo osservare le nuove barche e lasciarvi fare.
«Loro vogliono vincere, mi sarei sorpreso del contrario. Non erano andati benissimo nelle match race e hanno voluto ristabilire le distanze. Noi tutti corriamo per vincere. Di sicuro hanno scritto la regola degli Act e adesso hanno un vantaggio nel poterci osservare. Ma restano molte incognite e nessuno sa (saprà) davvero che cosa potrà succedere con le nuove barche del prossimo anno, quando i sindacati esprimeranno un ulteriore progresso progettuale in base ai risultati di giugno. Sarei sorpreso di non vedere forti cambiamenti sia nelle barche, sia nel modo di portarle».
Sente la mancanza delle Olimpiadi nel suo curriculum? Le sembra che chi ha partecipato a quel tipo di competizione possa avere un vantaggio sotto pressione?
«Non credo del tutto.

Io ho partecipato al circuito di match race dove la tensione è sempre molto alta e ad altri campionati del mondo, non mi sembra che ci sia una sostanziale differenza. Non si può mai dire, però mi sembra che ci siano molte altre situazioni in cui la tensione è quella, con campioni determinati e di alto livello».

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