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«Per Dodge una prova di forza in Italia»

«Siamo il primo mercato internazionale. Era “nostra” la prima automobile straniera immatricolata in Italia»

Pierluigi Bonora

nostro inviato a Porto Cervo (Sassari)

La parte americana del Gruppo DaimlerChrysler è stata protagonista nei giorni scorsi a Porto Cervo. La premiazione allo Yacht Club Costa Smeralda del terzo «Jeep Challenge», regata che ha visto la partecipazione di quattro equipaggi di Coppa America (Victory a cui è andato il trofeo, Mascalzone Latino-Capitalia, United Internet Team Germany e Desafio Español 2007), è stata l’occasione per fare il punto sui marchi Usa del colosso guidato da Dieter Zetsche. Con Wolfgang Schrempp, presidente di DaimlerChrysler Italia (78mila unità immatricolate nel primo semestre, di cui 47.700 Mercedes, 19.600 Smart e oltre 11.100 Chrysler) a fare gli onori di casa a Porto Cervo è stato il direttore generale della divisione Chrysler, Federico Goretti. Ecco l’intervista.
Dottor Goretti, si parla di iniziative del governo penalizzanti per i Suv. Siete preoccupati?
«Confido che non si andrà a penalizzare un prodotto per il tipo di carrozzeria o il diametro di un cerchio. Auspico che, a proposito di inquinamento, si applichino le terapie adatte considerando le emissioni e guardando le motorizzazioni che soddisfano le normative vigenti. Spero che venga imboccata una strada seria con il chiaro scopo di tutelare il mondo in cui viviamo».
Anche sui Suv vengono montati motori che in molti casi anticipano le future norme ambientali Ue...
«Il Grand Cherokee, per esempio, prodotto di punta della gamma Jeep, è equipaggiato con lo stato dell’arte dei turbodiesel presenti sul mercato, di provenienza DaimlerChrysler e di origine Mercedes-Benz. È un 3 litri Euro 4, progettato per salvaguardare l’ambiente esterno».
Il 2006 per il Chrysler Group: quale marchio sarà la rivelazione dell’anno?
«Il 2006 si caratterizza per il lancio sul nostro mercato del brand Dodge, in Italia poco conosciuto. Prima con Viper e ora con Caliber il marchio punta a conquistare il suo spazio. Caliber esprime al 110% i valori di Dodge: grande muscolarità nelle forme, sportività e aggressività. È un veicolo studiato per il mercato europeo che mantiene però i valori del proprio Dna».
C’è poi il Pt Cruiser. È in vista il nuovo modello?
«Arriverà, ma tra qualche anno. In programma sono i classici restyling. L’azienda sta valutando alcune soluzioni».
La mentalità «americana» del Chrysler Group come viene percepita in Italia?
«Molto bene. Quello italiano è il primo mercato internazionale per il gruppo, in pratica il quarto nel mondo dopo Stati Uniti, Canada e Messico. Da noi, inoltre, per vendite medie pongono i concessionari al terzo posto nel mondo. L’americanità dei nostri prodotti con i marchi Chrysler, Jeep e ora anche Dodge è apprezzata».
E poi c’è una curiosità riferita proprio all’Italia...
«È vero. La prima auto straniera immatricolata in Italia è stata proprio una Chrysler. Mi sto documentando ma non sono ancora riuscito ad avere notizie precise su quella vettura. L’immatricolazione è avvenuta a Milano intorno al 1928. Tutt’oggi Milano, la Lombardia e il Nord Italia rappresentano il nostro mercato di punta. Mi piacerebbe sapere se questa vettura esiste ancora da qualche parte».
Parliamo del terzo «Jeep Challenge» che si è svolto nel mare di Porto Cervo. I team iscritti erano di tutto rispetto...
«Organizziamo molti eventi per portare i nostri marchi tra i clienti. Penso che non ci sia niente come il mondo della vela e del mare ad avere una comunanza di valori con i nostri brand.

Nessuno è più libero di chi va per mare e nessuno è più autentico di chi si misura con una vela. Libertà come stato mentale, autenticità e personalità, del resto, sono i nostri valori. Un connubio perfetto che vede nell’evento la sua perfetta espressione».

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