Per quelle foto a seno nudo era disposta a tutto. Anche a sottrarre ai propri genitori migliaia di euro pur di non vederle pubblicate in rete. Autore del ricatto il fidanzatino di sedici anni, un ragazzo romeno residente ad Acilia arrestato e condannato per estorsione a tre mesi dal Tribunale dei minori. Una storia di ragazzi annoiati e in cerca di nuove emozioni. Lei, dodici anni appena compiuti, si era talmente invaghita di lui che non si era certo tirata indietro quando Dario (chiamiamolo così) le aveva chiesto di posare senza veli di fronte allobiettivo del suo telefonino. «Voglio usare gli scatti migliori come salvaschermo» le aveva giurato per convincerla, fingendosi innamorato alla follia. In realtà la telefonia era la sua vera passione. Una vera mania la sua, tanto da cambiare cellulare una volta al mese. Un hobby fin troppo costoso per un liceale senza un centesimo in tasca. Ecco che scatta il piano: sfruttare le foto hard della fidanzatina per ottenere in cambio denaro. Per la ragazzina è linizio di un incubo durato mesi, da aprile ad agosto, quando i carabinieri riescono a mettere la mani sullintero servizio fotografico. Del resto gli amici del muretto lo avevano già soprannominato il Corona del villaggio Giuliano e la storia damore e odio della giovane Elisa (altro nome di fantasia) era sulla bocca di tutti. «Una vicenda particolare - spiega il capitano dei carabinieri Fabrizio Cassatella, comandante della compagnia Ostia -. Entrambi i ragazzi sono di buona famiglia, i genitori della dodicenne hanno unattività commerciale al centro di Acilia, quelli del sedicenne lavorano regolarmente e non hanno alcun precedente. Brave persone, insomma. Lo stesso ragazzino non ha mai commesso reati. La smania di acquistare cose futili, alla fine, ha preso il sopravvento e così ha pensato di ottenere soldi minacciando di pubblicare via internet le foto compromettenti». Quando il padre e la madre si accorgono che dalla cassa del negozio sono spariti 1500 euro si insospettiscono. E iniziano a fare domande su domande alla figlia. Messa alle strette non le resta che confessare. «Sì, sono stata io. Dovevo dare soldi a Dario altrimenti mi avrebbe svergognata davanti ai miei compagni di classe» racconta, in lacrime, Elisa. Ai genitori non resta che denunciare laccaduto in caserma e far avviare le indagini.
«Abbiamo utilizzato anche personale femminile - conclude il capitano Cassatella - e i ragazzi del nucleo operativo per non destare sospetti». Inchiodato dalle prove nella memoria del telefonino, nonostante fosse incensurato, Dario è stato condannato a un periodo minimo di 90 giorni da scontare presso una comunità di recupero per minori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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