Dopo il dolore Parla la madre dell’eroina: «Ora voglio giustizia»

Se le rivolte in Iran hanno portato molti a paragonare Teheran alla repressione degli studenti cinesi nel 1989, allora le mamme di Neda e degli altri martiri di piazza sono le nuove Madri di Tienanmen. Quelle che cercano giustizia per la morte o la scomparsa dei loro figli, contro un regime violento e oppressivo. Mentre le autorità vietano le cerimonie e commemorazioni funebri, queste donne ricordano i loro figli incontrandosi nelle proprie case a rotazione. L’ultima volta lo hanno fatto la settimana scorsa dalla mamma di Neda (prima al centro nella foto). A condividere quella perdita con lei, anche le mamme dei giovani Sohrab Arabi e Ashkan Sohrab. Neda Agha-Soltan, 26 anni, è morta il 20 giugno, quando la polizia e i miliziani Basiji hanno attaccato i manifestanti a Teheran. «Era una ragazza speciale, che amava la libertà - ha raccontato la madre, la signora Motlag, alla Bbc - ma non un’attivista politica che era ancora bloccata con i suoi amici e che le bruciavano gli occhi per i lacrimogeni». Amava la musica. E proprio il suo maestro di musica, Hamid Panahi, era con lei mentre la giovane agonizzava.

«Stavamo ridendo poco prima - racconta l’insegnante - poi il sibilo del proiettile, lei che si accascia a terra, mi stringe la mano e mi dice, senza finire la frase, “mi brucia”». Alla signora Motlag ora rimane solo un appello: «Spero solo che giustizia sia fatta, il presidente Ahmadinejad lo ha promesso».

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