DOLORES O’RIORDAN un ritorno da tutto esaurito

Sono lontanissimi i tempi in cui qualche critico poco lungimirante la bollava come «Sinead O’Connor da strapazzo». Dolores Mary Eileen O’Riordan, poco più che ventenne, aveva ancora le guance paffute di un’adolescente e - insieme a Noël e Mike Hogan e a Feargal Lawler, gli altri componenti della band irlandese Cranberries - esordiva con una domanda: «Everybody else is doing it, so why can’t we?» (Lo stanno facendo tutti gli altri, perché noi non possiamo?). Le stroncature in patria di questo primo album non fermarono la band che, dopo il successo negli Stati Uniti, nel 1994 spopolò anche in Italia con «Zombie», il singolo sulla guerra tra cattolici e protestanti del secondo album «No need to argue». Dolores, capelli cortissimi biondo fluoro e diversi chili in meno, una bella dose di rabbia in più, lanciava un stile tutto suo, fatto di virtuosismi vocali e inediti ancheggiamenti nelle esibizioni live. Tredici anni dopo e con alle spalle oltre 40 milioni di dischi venduti e una separazione apparentemente indolore dagli altri componenti della band, la O’Riordan ha lanciato il suo primo album da solista, «Are you listening?». Questa volta, però, diversamente da quanto accaduto agli esordi, l’interrogativo non è rimasto senza risposta: la canzone «Ordinary day» è da settimane ai primi posti nelle classifiche dei single più venduti in Italia e il concerto all’Alcatraz, stasera alle 21, unica data italiana del tour mondiale, ha registrato il tutto esaurito da giorni. «Dopo la separazione dai Cranberries per la prima volta da molto tempo mi sono sentita libera da pressioni e inibizioni» ha dichiarato la cantante, che ritorna sulle scene dopo quattro anni di silenzio, in cui si è dedicata alla famiglia (il marito Dan Broadbeck, ex manager dei Duran Duran e co-produttore dell’album, e i loro tre figli Taylor, Molly e Dakota Rain) e allo yoga. Una pausa molto lunga ma necessaria, per non ripetere gli stessi errori del passato quando i Cranberries, che nel 1996 erano all’apice del successo, dovettero interrompere il tour mondiale: tutta la stampa puntò gli occhi su di lei e sulla sua magrezza sempre più sospetta. Dolores ha ammesso pubblicamente di aver rischiato di crollare sotto il peso di quella fama improvvisa. Anche negli anni più neri però non ha mai ceduto al cliché dell’artista maledetta: niente droghe innanzitutto, per lei che in Salvation urlava «Don’t do it!» (Non fatelo!), al massimo qualche sigaretta fumata nervosamente nel backstage dei concerti. Alle sue spalle nessuna infanzia difficile, ma, per sua stessa ammissione, una sana dose di ribellione a un’educazione cattolica un po’troppo rigida (la sua unica vera provocazione, però, è stata la presa di posizione contro l’aborto, che le ha attirato gli strali della stampa e fatto guadagnare un po’ più di prudenza nelle sue dichiarazioni pubbliche).
Difficile interpretare il suo album solista come una vera e propria svolta: l’impressione, piuttosto, è che la O'Riordan oggi sia semplicemente più se stessa di quanto abbia potuto esserlo in passato. In «Are you listening?» ha accostato senza timore brani eterei e melodici, spesso venati di folk, ad altri decisamente più rock.

E se questa evoluzione può aver deluso alcuni fan della prima ora, che la amano soprattutto per canzoni come «Zombie» o «Linger», forse è proprio il coraggio della sua «normalità» la vera ragione del suo successo.
Stasera alle 21
Alcatraz, via Valtellina 25
per info 02 69016352

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