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Le domande a Marco Doria e le risposte che mancano

(...) come indipendente.
Insomma, Pisapia ha una sua statura e una sua storia. Doria, per ora ha fatto vedere solo la storia del suo nome.
Soprattutto, credo che il candidato sindaco del centrosinistra - che continuano a descrivermi come una persona umanamente mite e perbene, ma che continua a farsi descrivere come un esponente politico che non riesce a fare scarti di personalità, riuscendo a prendere posizioni coraggiose e forti, anche se non sono necessariamente le stesse posizioni di don Gallo e di tutti i dongalli - debba iniziare a rispondere alle domande. A tutte le domande, non solo a quelle che gli piacciono.
Inizialmente - e l’ho scritto - pensavo fosse un trattamento particolare riservato solo al Giornale e ai suoi lettori. Il che sarebbe stato gravissimo, ma paradossalmente giustificato da un certo furore ideologico. E così Marco Doria non ha risposto alle domande del nostro Federico Casabella e nemmeno alle mie sulla discarica di Scarpino, sulle scritte vergognose dei No Tav contro il procuratore Caselli e nemmeno sul diritto di una ragazza di camminare alle nove di sera in piazza De Ferrari senza essere mandata all’ospedale dai punkabbestia solo perchè non accettava di versare l’elemosina. Niente, Marco Doria non ha ritenuto di commentare con noi nessuno di questi tre problemi, ritenendoli probabilmente minori rispetto a quanto accade in città.
Ma, per l’appunto, il silenzio doriano non era un’esclusiva riservata a noi. Ad esempio, il prof non ha risposto a una lettera aperta sul futuro della città scritta sul Secolo XIX da molti giovani imprenditori genovesi. E, soprattutto, non ha risposto ieri, sempre sul Secolo, a un semplice quesito sul Galliera postogli da Marcello Zinola, che gli chiedeva un parere sulla sentenza del Tar sul nuovo ospedale e sulla sua interpretazione.
La domanda non era difficilissima. E, soprattutto, riguardava - così come la discarica di Scarpino, così come la sicurezza di chi esce di casa la sera in pieno centro, così come le scritte, così come il modello di sviluppo della città - temi squisitamente genovesi. È difficile votare qualcuno se non sai come la pensa sulle questioni centrali della città.
E, soprattutto bis, le domande erano poste non da un pericoloso pasdaran pronto ad infilarsi in ogni virgola per strumentalizzarla (cosa che, ça va sans dire, non avremmo mai fatto nemmeno noi del Giornale, ci mancherebbe altro, la correttezza è nel nostro Dna), ma da un cronista serio e responsabile come Marcello Zinola, che è un collega con i controfiocchi, quasi un sinonimo di correttezza giornalistica nel dare sempre voce a tutti. E lo dico io che non sempre sono d’accordo con lui, ma proprio per questo vale doppio.
Eppure, nemmeno Zinola sul giornale di ieri è riuscito a strappare un commento sulla sentenza del Tar, su cui invece (ovviamente) si sono espressi tutti gli altri interpellati. Cito testualmente dal Secolo di ieri: «Lo staff di Marco Doria, attorno alle 15,30 conferma l’impegno a cercarlo ricordando come “abbia detto che sino a domani (oggi per chi legge) non è disponibile“. L’argomento vale il sollecito». Chiosa Zinola: «È vero che è festa, ma sono candidati sindaco...Alle 19,21 l’sms di risposta, finale. La sostanza: gli è stato inviato un messaggio dettagliato. Se non chiama è perchè non vuole».
Ecco, «se non chiama è perchè non vuole». Il punto sta proprio lì. Credo che un candidato sindaco e anche un sindaco abbia tutto il diritto di godersi Pasqua e Pasquetta in famiglia, senza essere seccato.

Ma credo allo stesso modo che un candidato sindaco e un sindaco non abbiano il diritto di sottrarsi alle domande scomode, a quelle che non piacciono, a quelle in cui non ci si ritrova, a quelle poste con un microfono troppo poco compiacente. E finchè Doria non impara questa semplicissima legge, non può pensare di fare il sindaco di tutti.
Tutto mi sarei aspettato, tranne che rimpiangere Marta Vincenzi. È capitato pure questo.

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