(...) Che la società non avesse gradito l'atteggiamento del Bobo depresso lo si era capito ma nessuno si sarebbe atteso una retromarcia dell'attaccante. L'incontro decisivo ci sarà domani, ma il club ligure sembra disposto a riabbracciare il suo centravanti: e oggi un altro capitolo riempirà la telenovela dell'estate. La Bobo Story, infatti, comincia il 7 luglio quando il giocatore giura amore eterno alla maglia blucerchiata, la stessa che anni prima aveva vestito il papà Roberto. Era stato proprio l'ex bomber di Milan e Inter ad offrirsi, già a gennaio, alla società di Riccardo Garrone, prima di approdare al Monaco. Agli inizi dell'estate un altro contatto, e ci volle poco a sottoscrivere l'accordo: un anno a 800 mila euro a stagione, più un bonus per ogni gol segnato. Ci volle altrettanto poco ad incrinare il rapporto. O meglio a far cambiare idea a Vieri: è bastato un allenamento, il ginocchio si è gonfiato e poi nulla più. Tutta l'avventura sampdoriana del nuovo acquisto si è esaurita in tre sedute in piscina, a Chiavari insieme a Fabio Bazzani, e appunto in una sgambata al campo superiore di Bogliasco. Poi, nulla più. Per il ritiro non è partito, e fin qui nulla di strano, visto che il ginocchio faceva ancora le bizze.
Ma due giorni dopo la rivelazione: Bobo è stressato, lascia il calcio. Subito la Sampdoria si è affrettata a diramare un comunicato in cui si sosteneva «l'uomo Vieri, a cui sarà concesso tutto il tempo per riflettere». Il tempo però passava e anche l'amministratore delegato Beppe Marotta cominciava a perdere la pazienza: «Bisogna avere rispetto per i giocatori che stanno lavorando a Moena». A tendergli una mano era stato invece il presidente Garrone: «So cosa si prova, anche io in famiglia ho avuto casi di malattie simili, ma lui non è depresso, è solo esaurito e si sta facendo curare». Tempo concesso: dieci giorni, altrimenti sarebbe scattato il «fuori rosa», teorico, perché in realtà in rosa il giocatore non c'è mai stato.
E ieri il giallo: Bobo rescinde oppure no? E ancora come si fa per lo stipendio? In realtà, dalla Sampdoria dicono che non c'è mai stato un problema di soldi, il problema era solo aver perso non tanto un attaccante, quanto, come ha detto lo stesso Marotta «un'operazione simpatia». Ed in effetti gli abbonamenti, prima della decisione di lasciare il calcio, avevano fatto un balzo in avanti: il giocatore piaceva, eccome. Finalmente il nome «altisonante» che alcuni tifosi aspettavano. Il problema è che invece di raggiungere Moena, Vieri è stato poi avvistato, dopo Formentera, prima in Sardegna, poi a Milano Marittima, e poi ancora in Sardegna. L'operazione da «simpatia» si è trasformata in «antipatia». Fino a ieri, quando il tempo per il tira e molla era scaduto: tutti si aspettavano un comunicato, che invece arriverà domani e intanto rimbalzano le voci più disparate: «Stanno discutendo sulla rescissione» e ancora «Vieri sarà al campo per la seconda parte di preparazione». Intanto compagni e allenatore erano all'oscuro di tutto. Solo Flachi, forse, sapeva qualche cosa in più della «Bobo Story», fino all'ultima novità della serata: l'attaccante vorrebbe tornare, sembra aver superato i problemi di salute che lo hanno colpito subito dopo l'infortunio e il conseguente addio ai Mondiali, per altro vinto dall'Italia. Così Vieri riprende contatto con la Sampdoria e dice che sarebbe pronto a tornare. Dall'altra parte del telefono non sembra esserci grande entusiasmo, anche se il presidente Garrone pare aver compreso la situazione e sarebbe pronto a ricominciare. Da qui la decisione di dare una seconda possibilità al giocatore. Ma prima ci sarà l'ultimo incontro: domani in sede, mentre la squadra lavorerà a Bogliasco. Di fronte ci sarà proprio il giocatore, tornato dalla Sardegna e l'amministratore delegato della società. Bisogna parlare e chiarirsi.
E allora? A questo punto mai dire mai; le speranze di un ritorno si fanno più concrete, ma prima Vieri dovrà dimostrare soprattutto di aver voglia di ricominciare. Ad allenarsi, a stare con i compagni, a lavorare. E Novellino? «Non ne so niente. Se merita gioca, se no sta fuori». Domani il «the end». Forse.
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