«Da domani al lavoro sui conti»

Antonio Acerbo, ingegnere, è il nuovo direttore generale del Comune di Milano. Nominato tre giorni fa dalla giunta al posto di Giuseppe Sala, che ha lasciato il posto di «city manager» per andare a guidare la macchina dell’Expo.
Allora Acerbo, ha visto quel che risulta dal rapporto Civicum-Politecnico? Milano potrebbe risparmiare decine di milioni se si allineasse al top. Ha già impugnato le forbici e si appresta a tagliare...
«Ho visto, certo. Devo premettere che non conosco il caso di Torino, anzi non conosco ancora a sufficienza neanche il bilancio di Milano. Mi prendo ancora qualche giorno per approfondire, ma mercoledì parlerò proprio di questo con i miei collaboratori».
I tagli della manovra arriveranno. Si parla di 180 milioni. É un pensiero fisso per lei?
«Non c’è dubbio, 180 milioni non sarebbe poco. I problemi ci sono. E il 2011 sarà ancora più difficile. Non abbiamo ancora un quadro definitivo e io preferisco prepararmi al peggio. Se poi la situazione migliora tutto di guadagnato».
Sembra che su personale, organizzazione e segreteria generale ci siano decine di milioni da risparmiare, nonostante il lavoro già fatto in questi anni e ricordato dall’assessore Beretta.
«Non so, molto dipende anche da cosa ci sta dentro quelle voci, dalle ripartizioni delle funzioni. Vedremo. Di sicuro posso dire che il Comune di Torino è più piccolo, e che probabilmente non fa tutte le cose che fa Milano».
Per esempio?
«Basta scorrere l’elenco degli assessorati per vedere le differenze. Certamente non hanno un assessorato alla Salute come noi, lo stesso possiamo dirlo per un welfare forte come il nostro, e che comprende tutta l’assistenza ai disabili, agli anziani, alle fasce più deboli della popolazione».
Palazzo Marino ha 17mila dipendenti. Lei ricorda che è l’azienda più grande della Provincia. Ma se pensiamo alle altre aziende, quelle private, sono tanti?
«È giusto dire che 2-3 anni fa erano 20mila. E che ogni funzione, ogni competenza che si introduce la si attribuisce al Comune. Che fa tutto. Dalle opere pubbliche ai servizi. Ha 3.500 vigili, tantissimi addetti alle scuole, all’assistenza. E abbiamo 700mila persone che usano Milano senza essere residenti. Un numero tale di risorse mi sembra necessario, è difficile rinunciarvi. Comunque possiamo fare un’assunzione ogni 5 dipendenti che vanno via».
Lei lavora in Comune da tanti anni.

Il welfare milanese è un orgoglio per voi?
«Certo, ma abbiamo una giunta che dà risposte su tutto, assessori molto forti, iperattivi, dal Sociale, alla Sicurezza alla Salute. Il sindaco e l’assessore Moioli tengono giustamente molto a questa assistenza ai più deboli, a chi ha più bisogno. Altrimenti il cuore di Milano scompare».

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