Domingo de la Calzada

Era un basco, nativo di Villoria, nei pressi di Burgos. Faceva il pastore per conto di altri e sognava di farsi monaco benedettino. Ma era deforme e di aspetto goffo, look a cui univa, ahimè, una certa cortezza di comprendonio. Così, i monasteri di Valvanera prima e di San Millán poi lo pregarono di lasciar perdere. Domingo non demorse e se ne andò a fare l’eremita, costruendosi da solo una baracca e facendosi un orticello da cui traeva il sostentamento. Non si sa come, ma a un certo punto riuscì a incuriosire il legato pontificio Gregorio, benedettino e cardinale di Ostia (poi santo). Questi ne riconobbe la sincera religiosità e lo ordinò sacerdote, portandoselo dietro nel suo viaggio attraverso la Spagna. Morto il cardinale nel 1044, Domingo si portò nella foresta di Bureba, piazzandosi sulle rive del fiume Oja. Qui, nel punto che i pellegrini diretti a Compostella dovevano guadare, edificò un ricovero. Presto gli si unirono dei discepoli con i quali disboscò la zona e trasformò il sentiero in una comoda strada (calzada in dialetto locale), con un ponte che attraversava il guado. Poco alla volta, attorno al suo eremo sorse un ospizio per i pellegrini.

I numerosi miracoli che Domingo compiva attirarono sempre più gente (perfino il re Alfonso VI venne a visitarlo) e sul luogo nacque un’intera cittadina che, lui ancora vivente, prese il nome di San Domingo de la Calzada, poi cresciuta in dimensioni e diventata sede vescovile. Il santo morì nel 1099 e fu sepolto nella tomba che lui stesso si era scavato. In seguito il suo corpo venne portato nella chiesa locale.

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